Si fa presto a dire APP e START-UP

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Districarsi nella giunga delle applicazioni è un avventura.
La prima parte di questo viaggio ha inizio proprio per coloro che un’applicazione vogliono realizzarla, e per quanto sia certa che ogni ideatore, programmatore o piccolo imprenditore che dir si voglia, abbia ben scalfito nella propria mente le sagge parole del padre delle app,  Steve Job «l’unico modo di fare un gran bel  lavoro è amare quello che fate. Se non avete trovato ciò che  fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende del cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti», le belve feroci presenti negli ecosistema  “Store” non sempre danno la possibilità di far crescere e conoscere il profumo della sana innovazione.

La sopravvivenza diventa ancora più difficile se si pensa che ogni anno spuntano nell’app store circa mezzo milione di nuove app, ma nonostante questa immensa mole di “nuovi microrganismi”, l’attenzione di noi utenti viene catturata spesso solo da pochi titoli, complice la forza pubblicitaria, le classifiche che si trovano all’interno dei negozi virtuali ed infine il passaparola. Ed ecco che il nostro interesse viene, a volte inconsapevolmente, dirottato solo  su una manciata di applicazione, che per le consuete regole dell’utilizzo di massa, nel giro di pochi giorni diventano imperdibili.
Questo fenomeno non fa eccezione per nessuna tipologia di app che essa sia di intrattenimento, social o di interesse, se la distribuzione di massa ha preso intrapreso il corretto flusso, diventa una questione di costume e noi utenti finali, sembra, non riusciamo a sottrarci al fascino del download.
Nel tentativo di far emergere e crescere quella sana innovazione, si aggiunge, il più delle volte, anche lo sforzo immane di affermare quella cultura fatta di creatività e talento attraverso le dinamiche delle start-up innovative, che non sempre hanno vita facile in una dimensione come quella italiana. E se bene i dati pubblicati da Unioncamere (www.unioncamere.it) evidenziano un boom nel 2014 «dove ben 1.829 imprese con caratteristiche di alto valore tecnologico hanno aperto i battenti» con un trend in costante crescita dove 4 imprese su 10 sono legate alle nuove tecnologie,  il processo è tutt’altro che semplice ed il lavoro da fare riguarda tutti noi, nel far crescere ed affermare quel cambiamento pregno di possibilità e meritocrazia dove l’approccio conservativo degli investitori, lasci il testimone al rischio puro, quanto naturale, di credere che una semplice idea possa diventare un concetto di lavoro!

Ideare un app è di per se un processo di innovazione, che porta con se una percentuale elevata di rischio in termini di insuccessi, in parte dovute  alle difficoltà sopra descritte all’interno dell’ecosistema Store; ma un app è soprattutto un sogno personale, un’intuizione che prova a rispondere ad un bisogno collettivo, a volte destinate ad argomenti molto seri, più frequentemente interpretative di uno sfogo ludico. A monte ed a valle di questo processo capita che ci sia una start-up innovativa.
Questa è in sintesi l’idea di base di Connexun. Società registrata come start up innovativa, fondata da un investitore indiano Nikhil Aggarwal e nata dalla collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, è riuscita ad accedere al Fondo di Garanzia da parte del Ministero dello sviluppo economico per un ammontare di 500mila euro, ma nonostante questo non è stato semplice accedere al credito.
Il gruppo di startupper, tra le molte attività, ho dovuto scontrasi con diversi enti bancari, che per diffidenza al corretto funzionamento del Fondo di Garanzia, esplicita volonta a perseguire metodi e modelli tradizionali del “far credito”, e scarsa conoscenza della normativa relativa al «Fondo di Garanzia, strumento istituito con Legge n. 662/96 (art. 2, comma 100, lettera a) e operativo dal 2000 che è un’agevolazione del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) in base alla quale lo Stato si fa garante di una quato – fino all’80%- del prestito erogato dalle bache alle attività imprenditoriali» [1], ha peregrinato a lungo prima di trovare quall’ambiente confortante, positivo e possibilistico, che dovrebbe essere alla base del voler fare impresa,  ma soprattutto del dare e contestualmente assumere (in piccola parte in questo caso) il rischio di investire.
Ed ecco che  Connexun ha preso il volo. Il cuore di questo progetto è la risultante di quella difficoltà personale che poi diventa un idea, questa l’esperienza del  fondatore che, trasferitosi dodici anni fa in Italia, ha da subito constatato la difficoltà di recuperare informazioni sul proprio paese di origine e di comprendere quelle italiane. Da qui l’intuizione di creare un grosso contenitore, non assumibile ad un normale sito di informazioni per stranieri con articoli a tema, ma la realizzazione di un motore semantico, sviluppato con la collaborazione dell’università della Bicocca, che recupera le informazioni delle principali fonti internazionali, consentendo a chiunque vada a vivere all’estero, o semplicemente, viaggia per diletto o per lavoro, di trovare ovuque un po’ di se stesso ed entrare più facilmente in contatto con i propri interessi, spaziando dagli affari al tempo libero e accedendo, al tanto anelato (acclamato) desiderio di far community ed integrazione interculturale figlio di questo tempo. Sarà proprio questo ponte virtuale tra culture diverse che consentirà all’App di sfoggiare il vestito migliore durante il perido Expo 2015, dove molto probabilmente gli stranieri presenti in Italia potranno essere supportati e guidati da Connexun.

Ci sono poi startup che in poco più di un mese conquistatono migliaia di utenti e convincono importanti fondi di investimento ad entrare nel capitale. Una di queste è Haable, un’app made in Italy innovativa che unisce la comunicazione attraverso i social media e le relazioni personali. Anche in questo caso l’app nasce da un’idea del CEO e Founder Massimo Ciaglia e due anni di pratico ed intenso lavoro con un team di professionisti hanno consentito ad Haamble di diventare il primo “Urban Social Network”. Al consenso attualmente raggiunto in così breve tempo (sono circa 40mila gli utenti) si aggiunge anche quella della stessa Microsoft che ha creduto nell’iniziativa ed ha incubato il progetto in Bizspark (un programma globale ideato per accellerare le startup più promettenti). Attraverso l’app gli utenti hanno la possibilità di creare, ancora una volta, una community digitale consentendo di scoprire nuovi luoghi e chiedere in tempo reale informazioni agli utenti che vi si trovano. Possiamo dire che nel suo claim viene racchiuso il presupposto dell’app: “Tell me where, I’ll tell you who.“, ossia dimmi il luogo che ti interessa, ti dirò chi c’è.
La speranza? Che App e Startup possano avere nel loro insieme non solo un nuova versione composta da novità ed innovazioni a breve termine, ma una nuova visione fatta di impresa, sostenibilità e futuro!
Rachele Morselli

[1] Luciana Maci, www.economyup.it

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