Sognare è d’obbligo al Festival Tendenza Clown

Le Radiose in On air

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In una società depressa come la nostra i potrebbero essere davvero il nuovo antidoto. Quindi, non mi rimane altro che perorare la causa del “meno Prozac più Clown”. Ebbene sì. Perché tutti gli spettacoli visti la scorsa settimana hanno sicuramente contribuito a innalzare i livelli di serotonina, quindi di benessere. Grazie Luisa, grazie Mario, grazie Emanuela per la proposta che rinnovate ogni anno con il Festival, dopo aver setacciato tutta l'Europa e non solo in cerca del meglio dell'arte circense.

Il livello degli spettacoli proposto è sempre stato molto alto. Poi possiamo parlare delle preferenze personali, dei difetti e dei pregi di ogni spettacolo. Ma… che spettacolo.

Duo Soralino In box
Duo Soralino in In box. Foto Valeria Mutinelli

Venerdì 23 settembre  la serata è iniziata con il duo Soralino e il loro In box. Partono lenti, in mezzo a una confusione creata ad arte. Scatola dopo scatola, sempre al limite del disastro, i due costruiscono pile, le sostengono in equilibrio precario, giocano con le clave. I due artisti coinvolgono il pubblico, lo conquistano con momenti di grazia, e l'intrigante capacità di rendere surreale il loro approccio con i bambini. Il duo Soralino, al di là dei numerosi riconoscimenti ottenuti nelle manifestazioni internazionali mi è sembrato però ancora acerbo.

Hesperus di Circo Madera
Mirabilia Festival 21. Hesperus di Circo Madera. Foto Camilla Poli

Il secondo spettacolo è stato più convincente. Il Circo Madera con Hesperus ha raccontato nascita e morte dello spettacolo dal vivo. Trascinato dai giochi, dal tumulto, della frenesia delle invenzioni che si susseguivano sul palco non so se lo spettacolo dal vivo alla fine sia veramente morto. Quello che so di certo è che ciò che avveniva sulla scena era affascinante e di sicuro impatto emotivo. I clown hanno esibito una grande capacità atletica e l'abilità di far sognare il pubblico. Era come aprire una buona bottiglia di champagne e vedere continuamente scorrere il perlage nei calici. C'erano bollicine scoppiettanti in continuazione. Il circo Madera ha sicuramente fatto centro mixando con equilibrio parte cantata, parte atletica, giochi con i pupazzi e soprattutto giochi condotti dalla interessante Donatella Zaccagnino alla corda che simulava il cordone ombelicale della nascita. Donatella Zaccagnino ha svelato tecnica e fascino. È stata elegante, spericolata, delicata, non solo atletica ma soprattutto espressiva nel gioco delle nascite e rinascite che eternamente si ripete.

La seconda serata del Festival Tendenza Clown è finita col botto. È stato un crescendo.

Javier Aranda in Parias
Javier Aranda in Parias. Foto Javier Macipe

Javier Aranda con Parias, è stato splendido. L'artista è indubbiamente cresciuto rispetto all'anno scorso, quando sempre all'interno della stessa manifestazione, presentò Vida. Quest'anno Javier è stato audace, tutt'uno con i suoi burattini, tutt'uno con la sua arte. È come se avesse definitivamente deciso da che parte stare, è come se avesse deciso di spegnere i rumori di sottofondo e stare dalla parte dei suoi burattini, riuscendo ad arrivare a risultati impeccabili. Ottimo il dialogo con il pubblico. Lo spettacolo si sottrae a ogni semplicistica definizione e categorizzazione, risultando accattivante, intrigante, capace di trascinarci nei suoi mondi dove vita e morte si prendono gioco di se stesse e di noi pubblico. Quello di Javier è stato un grande pezzo di poesia. Capace di parlare con leggerezza di vita e morte. Temi che l'arte ha il dovere di interrogare. Chapeau.

Soon Circus Company in Gregarious
Soon Circus Company in Gregarious

La bellezza del festival mi ha spinto ad essere presente anche sabato.
La Soon Circus Company con Gregarious ha esibito un'interessante preparazione atletica. Forse è mancata una drammaturgia che riuscisse a raccordare meglio i diversi momenti dello spettacolo. In alcuni frangenti il duo è riuscito a strappare al pubblico belle risate piene con invenzioni leggere ed esili, convincenti. Eccessivi alcuni dialoghi che condotti in inglese spezzavano il ritmo e risultavano incomprensibili non solo ai bambini, presenti numerosi in sala. I due atleti artisti hanno fatto mostra di corpi meravigliosamente scolpiti, bellissimi. Sarebbero bastati quei corpi a rendere lo spettacolo degno di essere visto. Sono belli i corpi quando sono al pieno della loro forma, raggiunta non come semplice gioco del fitness fine a se stesso. Sono belli i corpi definiti, scolpiti, quando servono come strumento per creare arte, o almeno provarci.

Gandini in Juggling
Gandini in Juggling
Ed eccoci a Juggling dei Gandini ovvero Christopher Patfield e Jose Triguero. Giocolieri capaci di creare atmosfere rarefatte, divertenti, a volte giocose a volte serie. Ma in ogni occasione mostrando grande capacità e controllo dei loro strumenti atletici e di giocoleria. L'accurata scelta delle musiche, così come della drammaturgia hanno sicuramente contribuito a fare dello spettacolo un piccolo gioiello.

È con Le Radiose impegnate con On air che abbiamo raggiunto il vertice del divertimento. Lo spettacolo surreal demenziale, ha creato una piacevole dimensione onirica, trascinando in giochi canori, capaci di allontanare dalle malinconie e dalle ubbie del quotidiano. La finzione scenica presentava una trasmissione radiofonica con musiche degli anni trenta, e anche quaranta, come spesso veniva ripetuto a modo di tormentone. La radio scassata, che non riusciva a sintonizzarsi, gli interventi fuori tempo di volta in volta effettuati dagli artisti hanno reso ancora più accattivante la performance. Gran pregio avere sul palco un gruppo tutto al femminile. Segno che quando le clownesse vanno in scena hanno sicuramente da dire una parola importante, fatta d'arte, di capacità di entrare in contatto con il pubblico. Spettacolo raffinato.

Intrepidus in Stek
Intrepidus in Stek

Purtroppo tutte le cose belle hanno una fine, per fortuna anche quelle brutte dicono. Domenica era l'ultimo giorno del festival. Allo stremo delle forze ho deciso di essere presente. Ho fatto bene perché il primo spettacolo è stato uno dei più interessanti della rassegna.
Con Stek gli Intrepidus hanno portato sul palco una energia e una vitalità selvaggia. Hanno raccontato a modo loro la vita in strada, con la sua bellezza e miseria. Hanno usato i corpi, la loro fantasiosa creatività per quattro personaggi sporchi, outsider nelle nostre strade, ma pieni di vita. La compagnia è formata da giovani artisti, capaci di dominare il palco con la loro versatilità fatta di danza, giocoleria, musica, in un rutilante susseguirsi di invenzioni. La prima a presentarsi sul palco da sola è Analía Vincent, maschera sgangherata, portatrice di una poetica triste, fuori dalle righe. Poi a poco a poco da un cassonetto dell'immondizia escono rotolando sul palco gli altri tre artisti, per presentarci rocamboleschi e spericolate volteggi, giochi di fantasia. Gli Intrepidus si sono rivelati splendidi saltimbanchi di un'epoca opaca. Sostenuti da un'accurata drammaturgia e una maschera recitativa convincente, soprattutto da parte della brava Analía Vincent, hanno saputo far ridere e intrigarci con la loro bellezza. Si è trattato di una performance perfetta, costruita sulle capacità atletiche dei protagonisti, sulla loro allegria, mirabilmente accompagnata da costumi sgargianti, da visi ricoperti da un trucco dai colori accesi, che ricordava quello delle maschere del teatro Kabuki. Splendido fracasso il loro, che si fa arte, delicata e perfetta geometria.

A fare da intermezzo, a cavallo con lo spettacolo successivo, le musiche del trio della Mabo Band che giocando sulla intempestività, sull'imprevedibilità della loro irruzione hanno lasciato il pubblico stupefatto, sbalordito, divertito. Un trio trascinante per musiche fatte di allegria e spensieratezza.

Alla fine abbiamo dovuto salutare il festival con le invenzioni delicate di Lorenzo Crivellari. Clown che intrattiene il pubblico con i suoi giochi elettrici, con la sua capacità di creare tensione ed emozione in modo semplice, leggero, con una voce in falsetto appositamente costruita artificialmente, tanto da sembrare un provetto Duffy Duck. Spettacolo pieno di garbo e aggraziato, quasi un sussurro, in piacevole contrasto con l'irruenza degli Intrepidus.

Crivellari si è esibito da giocoliere nell'uso dei bastoni e delle clave. Abitando la scena in modo lieve, sorridendo di se stesso con piacevole auto ironia. Probabilmente seguendo in questo la lezione di Leo Bassi: il clown non ha nessuna dignità da perdere perché è consapevole che il suo posto nel mondo è lo stesso di quello che occupano le papere gialle con cui da bambini facevamo il bagno.

Ma non siamo forse tutti paperelle gialle?

Gianfranco Falcone

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