Spagna. Sánchez emargina PP e Vox e resta al Governo

Spagna Congreso de los Diputados
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In un clima polittico a dir poco infuocato, viste anche le violenze in questi giorni, la avrà il suo Presidente del consiglio questa settimana. Sarà ancora una volta il Segretario generale del Partito socialista operaio spagnolo (PSOE), il capo dell'esecutivo dando continuità al suo precedente mandato ma con una nuova maggioranza.  Un risultato frutto di una serie di accordi firmati dopo l'incarico datogli da Re Felipe VI e dopo che Alberto Nuñez Feijóo, leader del (PP) aveva fallito nel tentativo di formare il governo.

Il 15 e 16 novembre si svolgerà il dibattito di investitura così come annunciato ieri 13 novembre dalla Presidente della Camera dei Deputati, Francina Armengol. In questa occasione la Presidente ha anche avuto modo di condannare «“fortemente ogni tipo di violenza” come quella registrata “nelle strade della Spagna in questi giorni” in riferimento agli attacchi e agli arresti davanti alla sede del PSOE a Madrid» [1].

Le manifestazioni e le violenze sono nati dopo che il PSOE ha firmato un «patto di legislatura» con gli indipendentisti catalani di Junts per Catalunya che prevede un'amnistia per coloro che sono stati coinvolti a vario titolo alla consultazione del 2014 e al referendum per l'indipendenza del 2017. Di fronte a questo accordo il PP e il partito di estrema destra con i loro rispettivi leader hanno ferocemente protestato e invitato i sostenitori a scendere in piazza. Piazze che in molte città della Spagna hanno visto centinaia di migliaia di partecipanti domenica 12 novembre.
Tra le tante parole impiegate per contrastare questi accordi e la legge di amnistia Alberto Nuñez Feijóo ha detto il 9 novembre che Sánchez «porta avanti “la sfida ai valori della Costituzione” e una “erosione pianificata della democrazia”. Il leader popolare, era intervenuto dopo che la presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, aveva sostenuto che la Spagna è entrata “in una dittatura”, ha chiesto una “reazione dei democratici, senza distinzione ideologica”, per opporsi a ciò. accordo e una “mobilitazione serena e senza rabbia”». Non meno dure le parole di Santiago Abascal, leader di Vox, che lo stesso giorno invitava alla «resistenza civile», definendo l'accordo «un accordo tra traditori» e garantendo che «il processo di mobilitazione intrapreso dal suo partito sarà “lungo, duraturo e permanente”, ma “ha un solo obiettivo: o con l'autocrate sul banco degli imputati o con noi in prigione”» [2].
Violenza che Gerardo Tecé su Contextos inserisce in un'azione più ampia di destabilizzazione delle istituzioni democratiche «quello che è successo ieri [attacchi davanti la sede del PSOE a Madrid, ndr] non è stato contro l'amnistia per gli imputati nel processo di indipendenza catalana terminato anni fa, ma piuttosto contro il risultato delle urne dello scorso luglio. La scusa era la legge sull'amnistia, ma gli slogan erano “Spagna cristiana e mai musulmana”, “Al sole con la maglietta nuova” [liriche di una canzone della falange, ndr], “fottuti rossi” o la richiesta che il presidente del governo democraticamente eletto venga fucilato davanti a un muro» [3].

A Sánchez, con l'aiuto di un mediatore di grandi capacità Santos Cerdán, numero tre del PSOE, è riuscito di fare quello che ha tentato Feijóo che forse insieme a Vox sperava di ritornare alle urne per avere una maggioranza. Non si tratta solo del patto con Junts dell'ex presidente della Generalitat ed eurodeputato ma anche di un'altra serie di accordi: con il principale alleato la piattaforma elettorale Sumar, la sinistra repubblicana di (ERC), il Blocco nazionalista galiziano (BNG) il Partito nazionale basco (PNV) e la Coalizione delle Canarie (CC). Il tutto per 178 i seggi in parlamento, dodici in più dell'investitura precedente nel 2020 il che significa avere dalla propria parte l'intero Congresso, eccetto PP, Vox e l'unico rappresentante dell'Unione del Popolo Navarro (UPN).

Si tratta di accordi che contengono diverse disposizioni, come spiega Francesco Maricno sul Magazine Treccani: «programmi in materia di economia stilati con Sumar, come la riduzione progressiva della settimana lavorativa, iniziando dalle 37,5 ore del 2024 fino a scendere potenzialmente a 32, senza alcuna decurtazione degli stipendi. […] Nel patto con ERC è stato poi inserito il condono di una parte del debito della Catalogna verso lo Stato centrale, per circa 15 miliardi di euro, quasi il 20% del totale complessivo che la Generalitat de Catalunya deve all'erario pubblico. […]. All'esecutivo catalano viene inoltre trasferita in toto la gestione delle ferrovie locali, le Rodalies de Catalunya. Sul piano locale, anche il BNG ha ottenuto diversi vantaggi, dalle agevolazioni finanziarie a un rafforzamento delle linee di trasporto ferroviario in Galizia lungo le tratte A Coruña-Ferrol e Vigo-Pontevedra» [4].
A parte le contestazioni – come quelle dell'imprenditoria spagnola sull'agenda economica – sulle specifiche misure dei provvedimenti che dovranno essere adottati durante la legislatura, la varietà della compagine – secondo vari osservatori – desta perplessità sulla solidità del governo. Una coalizione che oltre alla sinistra ha al suo interno formazioni storicamente di centrodestra

Tornando all'accordo con Junts bisogna dire che il documento per la quasi totalità non parla dell'amnistia o della legge che dovrebbe consentirla ma di condizioni politiche come l'accettazione di regole per addivenire a un negoziato utile alla risoluzione del «conflitto storico tra Catalogna e Spagna» come detto da Puigdemont. Intanto ieri è stata registrata dal PSOE al Congresso la legge sull'amnistia che «prevede l'annullamento della “responsabilità penale, amministrativa e contabile” di tutti coloro che hanno commesso crimini legati a procedimenti giudiziari per le loro azioni a favore dell'indipendenza della Catalogna per un decennio, tra il 1 gennaio 2012 e lunedì 13 novembre 2023. La proposta non contiene riferimenti all'indagine su casi di lawfare (persecuzione giudiziaria per motivi politici) [l'uso di sistemi e istituzioni legali per ferire gli oppositori, ndr], che potrebbero portare all'amnistia per le vittime se un'indagine parlamentare concludesse ciò» [5].

Su questi temi è già intervenuta la magistratura e l'opposizione del PP e di Vox sarà dura e di ostacolo in particolare al Senato dove hannp la maggioranza e per la possibilità di ricorso alla Corte Costituzionale. Forse cii vorrà molto tempo prima che Carles possa far ritorno in Spagna ma per ora Sánchez ha fatto un capolavoro politico lasciando la sinistra al governo.
Pasquale Esposito

[1] Últimas noticias del debate de investidura de Sánchez, en directo | La votación para investir al candidato socialista se celebrará el miércoles y el jueves, 13 novembre 2023
[2] Elsa García de Blas e Virginia Martínez, Feijóo compara el acuerdo entre el PSOE y Junts con el 23-F, ETA y el desafío soberanista catalán, 9 novembre 2023
[3] Gerardo Tecé, Operación Violencia, 8 novembre 2023
[4] Fancesco Marino, Spagna, verso il nuovo governo di Pedro Sánchez, 7 novembre 2023
[5] Carlos E. cue, La ley de amnistía anulará la “responsabilidad penal, administrativa y contable” de más de 300 independentistas y 73 policías encausados por el ‘procés',13 novembre 2023

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