Spoils system RAI e legge del contrappasso

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Non appartenere ai partiti, bensì essere solo depositari di competenze, comporta il rischio di ricevere una fatwā a vita da parte dell'establishment affaristico-governativo. In altri termini, per i possessori di competenze e non di “appartenenze” non c'è modo di rientrare nel perverso gioco dello spoils system.
Le recenti, presunte, epurazioni RAI, vanno così interpretate, ad imperituro “dileggio” di chi del canone si serve per perpetuare il sistema di anche mediatico, quindi di rango costituzionale (ai sensi dell'art. 43 della Costituzione) trattandosi di “servizio pubblico” televisivo, ad esclusivo vantaggio di parte.
Poca dignità in chi pratica – attualmente, la destra di Governo che arriva a detenere, di fatto, sei reti televisive nazionali, il monopolio RAI-Mediaset – lo spoils system, come altrettanto scarsa è quella di chi oggi si lamenta e ieri e l'altro ieri ha adottato, con gli stessi scopi poco nobili, l'identica aberrante prassi politica, nata negli USA tra il 1820 e il 1865 e poi ampiamente replicata in altri paesi.
In virtù di tale, censurabile eticamente, consuetudine, gli alti dirigenti della pubblica amministrazione s'alternano, come una volta regolarmente le stagioni, con il succedersi dei Governi.
Nei primi anni '90, con l'affermarsi dei sistemi elettorali maggioritari, spoils system è assimilato ad altri riti istituzionali indicando quell'insieme di poteri che consentono agli organi politici di scegliere, solitamente, ma non neces¬sariamente (come nelle previsioni della L. 145/15 Luglio 2002), tra soggetti già dipendenti dell'amministrazione pubblica, figure di vertice quali segretari generali, capi di dipartimento, segretari comunali et alii.

Per quanto riguarda la RAI, società per azioni di interesse nazionale (l'assetto societario è stabilito dalla L. n. 206 del 25 Giugno 1993, ai sensi dell'art. 2461 c.c.), con partecipazione dello Stato, risente di un anacronistico sacro vincolo partitico-istituzionale che celebra lo spoils system benedicendo un Consiglio di amministrazione di 5 membri nominato d'intesa dai Presidenti della Camera e del Senato, previo accordo tra i partiti i quali siedono, con i loro rappresentanti, nell'apposita Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Una tempesta perfetta che esautora la società civile – all'interno della quale esistotno plurime competenze di settore – d'ogni partecipazione diretta effettiva nella programmazione delle risorse e della gestione utile ad evitare un regime di monopolio informativo partitico.

Accadde, anzi, che con la L. n. 223/1990, il Parlamento approvò la disciplina del sistema radiotelevisivo “misto”, pubblico e privato, aprendo definitivamente la televisione e la radio non alla pluralità delle posizioni e delle istanze dei cittadini, bensì alla deleteria “concorrenza” aziendale nell' di interesse collettivo.
Tale distorsione, espressa da apposita normativa, ha agito come prodromo alla formazione, il 18 gennaio 1994, e, addirittura, all'affermazione elettorale del partito aziendale, nel marzo dello stesso anno, Forza e con a capo Silvio Berlusconi, detentore di ben tre reti televisive.
Chiara è la posizione dominante dei Partiti nella comunicazione sociale, tenendo anche in considerazione che l'introduzione della tecnologia digitale e la convergenza tra radiotelevisione e altri settori delle comunicazioni interpersonali e di massa, determina un'esasperata tendenza all'omologazione del pensiero ed ad una oggettiva unilateralizzazione dell'informazione.
Un esempio è l'autentica agiografia, firmata “servizio pubblico”, costituita dal documentario “Sergio Marchionne” andato in onda nel dicembre 2021, in prima serata su Rai3 – disponibile su RaiPlay – con durata di 112 minuti che riesce nell'impresa di non far parlare neanche un operaio in presa diretta.
Guardando un po' più a fondo, si scopre che lo spoils system ha un autorevole antecedente, una sorta di legge del “contrappasso”: il 22 Giugno 1946 entrò in vigore il “Decreto presidenziale di amnistia e indulto per reati comuni, politici e militari” avvenuti durante il periodo dell'occupazione nazifascista. La legge fu proposta dal segretario del PCI Palmiro Togliatti, Ministro di Grazia e Giustizia del primo governo De Gasperi che la varò. L'amnistia determinò l'estensione indiscriminata di salvacondotti per i fascisti, anche dovuta alla mancata epurazione della magistratura, e vennero scarcerati migliaia di criminali che si erano resi responsabili, anche di vere e proprie atrocità.
Quando i partiti al Governo ignorano il sentire e le istanze popolari, tutto può conseguentemente accadere, socialmente, politicamente e mediaticamente.
Giovanni Dursi

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