
La tecnologia non è solo sinonimo di freddezza, razionalità, calcolo. La realtà virtuale, così come l’intelligenza artificiale, non rappresentano necessariamente una minaccia per gli uomini ma, come si può constatare concretamente a Spoleto, in occasione della 65° edizione del Festival dei Due Mondi possono costituire una grande opportunità. Non solo in termini di risoluzione dei problemi ma anche creativi, artistici, culturali.
In particolare, al Festival dei Due Mondi diretto da Monique Veaute, due progetti mi hanno colpito per l’originalità e l’uso tanto avanguardistico, quanto umano, delle nuove tecnologie.
Per quanto riguarda l’arte, la Fondazione Carla Fendi con il progetto Artificial Artechnology ha approfondito la riflessione sul binomio arte e tecnologia, che porta avanti già da diversi anni. In piazza Duomo, Frammento Fatica N.26, ovvero una gigantografia della mano dell’artista, Daniele Puppi, protegge il teatro Caio Melisso. Come a voler dire che il nuovo ha il dovere, il compito, la capacità di proteggere il patrimonio culturale antico, di trasmetterlo, di tramandarlo. Perché, come afferma l’artista: “Non c’è cultura senza passato”.

Nell’ambito dello stesso progetto si sviluppa Reality? di Gabriele Gianni, all’interno del Battistero della Manna D’Oro, in cui è consentito accedere uno per volta. All’ingresso, il Battistero si presenta nelle sue ricche vesti Seicentesche, apparentemente privo di alcun contributo dell’artista. Tutto cambia non appena si indossa l’attrezzatura per esperire l’installazione. Allora, muniti di casco e sensori, ci si ritrova inaspettatamente avvolti in un intricato groviglio di sinapsi colorate che, ad ogni tocco o carezza, rispondono pronunciando una parola, oppure una frase, in diverse lingue. In altre parole, si viene catapultati in una rappresentazione metaforica di una mente umana collettiva, in cui ognuno può ritrovare qualcosa che gli appartiene.
L’installazione è uguale per tutti ma ciascuno la vive secondo la propria sensibilità. Così Gabriele Gianni, regista, oltre che artista visivo, attraverso l’esperienza, induce gli spettatori a riflettere sulla domanda posta dall’installazione: Reality? Ovvero sull’impossibilità di congelare la realtà. Ove per congelare intendo oggettivare, cristallizzare; dal momento che, per quanto un fenomeno sia oggettivo, ogni persona, in quanto essere unico e irripetibile, ne avrà una propria peculiare visione.
Reality? È un percorso sinestetico, in cui la vista sostituisce il tatto. Luci, suoni e colori provocano sensazioni forti come se fossero fisiche o reali, in un climax ascendente che culmina alla fine, quando si pongono le mani sul fonte battesimale e improvvisamente tutto si fa oscuro. Una sorta di catarsi che, secondo l’artista si può leggere come una “ricerca dell’origine, della coscienza verso la materia, verso il luminoso”.
Al Teatro Nuovo Giancarlo Menotti l’opera d’arte diventa totale. Con la magia de Le Bal de Paris di Blanca Li che dura ben 35 minuti. In questo caso, dodici spettatori, vengono letteralmente teletrasportati in una realtà altra, parallela, in cui interagiscono tramite dei veri e propri avatar, caratterizzati da maschere dai tratti ferini che rendono ancora più audace e misteriosa l’atmosfera della performance. Con la realtà virtuale messa appunto da Backlight Studio e la motion capture di Moka Club, la poliedrica Blanca Li fa vivere agli spettatori un’esperienza unica, in bilico tra sogno e realtà, presente e futuro, immaginario e virtuale. L’apparato tecnico a sostegno di questo incantesimo è complesso. L’attrezzatura per ogni “spettatore” è composta dal casco; un vero e proprio computer indossato come uno zaino; dei sensori ai polsi e alle caviglie.

Il termine “spettatore” è inserito tra virgolette perché, Le Bal de Paris di Blanca Li, non è uno spettacolo a cui passivamente si assiste, ma a cui si partecipa, ovviamente, ciascuno secondo le proprie velleità. Proprio per questo, ancor prima di “dare il via” alle danze, i partecipanti sono invitati a prendere confidenza con il proprio avatar abbigliandolo a puntino per la grande occasione. Ecco dunque apparire, a disposizione degli spettatori, che, a questo punto, definirei ospiti del ballo, una magnifica collezione di abiti da gran sera di Chanel, partner esclusivo della produzione, composta da dieci modelli di robe du soir da donna e sei smoking da uomo, completi di scarpe, gioielli.
A questo punto, può iniziare davvero l’avventura che si articola in tre diverse location parigine. Gli spettatori, condotti da due protagonisti Adèle e Pierre, si muovono in questo mondo parallelo con diversi mezzi di trasporto, attraverso scenari incantati. La prima tappa è lo sfarzoso ballo organizzato in onore del ritorno a Parigi della bella Adèle. In un maestoso salone da ballo, con soffitti altissimi, lampadari e scalinate, i due protagonisti si rincontrano dopo tanto tempo. Adèle, alter ego di Blanca Li, è una donna libera, curiosa, indipendente, dinamica, che non rinuncerebbe mai alle sue aspirazioni per un uomo. Pierre è l’uomo che – da ragazza – le aveva spezzato il cuore. Tra i due inizia una dialettica, che si snoda lungo le altre location della notte parigina: un garden party in un parco lussureggiante e un fine serata in un tipico club francese. Lungo questo percorso, il rapporto tra i protagonisti si evolve e matura, in una danza che racconta la trasformazione dell’astio iniziale in rinnovato amore. Blanca Li è infatti riuscita a concepire un’agile coreografia che sfida la forza di gravità e le pesanti attrezzature. La maestria dei danzatori è massima. I due, con assoluta disinvoltura, padroneggiano lo spazio fisico e quello virtuale, riuscendo addirittura a prevenire gli eventuali movimenti degli spettatori. Le loro movenze sono amplificati dalla realtà aumentata tanto che, a tratti, sembrano librarsi in aria. Lo spettacolo trova ulteriore slancio nelle musiche originali di Tao Gutierrez che rafforzano ed esaltano i movimenti dei danzatori e gli effetti tecnologici.

Nel complesso, le sensazioni suscitate negli spettatori sono straordinarie. Le Bal de Paris più che uno spettacolo teatrale è un’esperienza di vita unica ed immersiva. Un incredibile viaggio sensoriale nel futuro e un inno alla vita da parte di Blanca Li che lo ha realizzato in pieno lock-down. Le Bal de Paris, presentato con grande successo da Blanca Li Madrid a dicembre 2020, le è meritatamente valso, nel 2021, il Leone d’Oro per la migliore esperienza in VR alla 78ma Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Ludovica Palmieri
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