
In un mondo immaginario, magari non troppo lontano nel tempo, grazie ad una mappatura genica degli umani più accurata e profonda dell'attuale, si scoprirà il gene dell'avventura. Si saprà anche che, tale gene, nella sua forma recessiva, si manifesta solo con la piacevole sensazione, più o meno generalizzata, di fare viaggi per lo più nei momenti di vacanza o almeno quando si può. Nella sua forma dominante, invece, si verifica che gli individui che ne sono dotati, appena la ragione gli permetterà di farlo, devono rispondere all'irrefrenabile bisogno di partire per la scoperta di nuovi, popoli, aree, usi, costumi, fauna, flora, odori, stagioni, maree, venti, silenzi e rumori del nostro mondo. Con indagini appropriate, sempre nella fantasia, si appurò che nei grandi Viaggiatori del passato il gene era presente. Si, ipotizzò che anche Stefano Pozzi potesse avere il gene dell'avventura.
Stefano Pozzi alle Svaldbard. Foto Stefano Pozzi
Tornando alla realtà , al ventisettenne Stefano, nato non certo in una landa sperduta ma nella metropoli Milano, ci si accorge subito che alla sua età ha esperienze di viaggi avventurosi che riempierebbero almeno un paio di vite di suoi simili con il …gene recessivo.
Stefano, un ragazzo come tanti, studente iscritto alla Facoltà di Scienze Statistiche dell'Università Bicocca di Milano, aveva intrapreso un percorso scolastico dal profitto interessante.
Che però quella normalità non lo avrebbe accompagnato ancora per il futuro, lo si incominciò ad intuire quando, guadagnata fra gli studenti la possibilità di perfezionare il proprio percorso scolastico attraverso una esperienza didattica in India, presso l'università di Bangalore, Stefano raccolse l'occasione al volo e, verificata la possibilità, completò l'esperienza condendola con un bel viaggio in testa ed in coda al periodo di studio. Praticamente sbarcato in largo anticipo sull'inizio delle lezioni a New Delhi, salì su uno di quei vagoni delle ferrovie tipiche indiane, e, per tre giorni, attraversò il paese, vivendolo come avrebbe fatto un qualsiasi abitante di quei luoghi. Dopo la partecipazione ai corsi universitari, prima di ripartire per rientrare in Italia, non guastò un viaggio verso la regione del Rajasthan e verso i confini del Pakistan con annessa incursione nel deserto del Thar.
India, deserto di Thar. Foto Stefano Pozzi
Viaggio in India. Agra, stato federato dell'Uttar Pradesh. Foto Stefano Pozzi
India, Udaipur. Foto Stefano Pozzi
Il seme del Viaggiatore aveva ormai attecchito, anzi aveva appena iniziato a manifestarsi. Non fu necessario neanche attendere la felice conclusione della laurea in scienze statistiche per capire che per lui il percorso non sarebbe stato quello riservato ad un normale professionista. Accadde quindi che la prima divagazione per rispondere al richiamo del viaggiare lo portò ad inforcare la bicicletta ed a girare da solo l'Europa dell'Ovest. Come si capisce, non si tratta solo della necessità di conoscere posti nuovi quanto la necessità di farlo, in morigeratezza, attraverso le sollecitazioni fisiche del proprio corpo, della propria mente soprattutto e con tutto il corredo di attenzioni, per quanto possibile, sull'alimentazione più adeguata così come sulla preparazione e sul propedeutico allenamento del proprio fisico. In soccorso a chi vuole cimentarsi in questo tipo di viaggi arriva oggi una pratica denominata couchsurfing che consiste, tra le persone che hanno dichiarato disponibilità ad offrire alloggio, a mettere a disposizione anche un divano, se non di meglio, per trascorrere la notte. A questa risorsa ha fatto largo ricorso il nostro viaggiatore, e non solo in questa circostanza. Per chi ne abbia voglia e le capacità,oggi è possibile che un maestro di sci nordico, diventi nel periodo estivo skipper oppure insegnante di surf nella parte opposta del globo, per poi ridiventare alpinista oppure arrampicatore sempre incontrando gente e posti nuovi.
Artico. Si scruta tra i ghiacciai. Foto Stefano Pozzi
Spedizione sul ghiacciaio. Foto Stefano Pozzi
Può capitare, come è capitato a Stefano, che si scelga come professione quella di guida artica per un certo periodo della propria vita; che si decida cioè, per gran parte dell'anno, di vivere in un posto dove è vietato nascere ed anche morire. Alle Svalbard, nell'Artico, l'avamposto abitato più a nord, praticamente al Polo. In un posto popolato più da orsi polari che umani; ricoperto per oltre la metà da ghiacci, con temperature anche di meno 40C°, dove non si trovano insetti e per metà anno il sole è sempre alto. L'uomo dotato del gene dell'avventura è quindi andato sovente ad occupare il posto dove un animale mastodontico, che può raggiungere i 3 metri di altezza e i 1000 kg di peso, poiché dotato di caratteristiche fisiche adeguate, riesce a vivere e proliferare. Ha preso possesso di un territorio che non riusciamo neanche ad individuare nel mappamondo perché si trova proprio dove fuoriesce il perno che ne consente la rotazione ed in questi posti, dove ci si muove per lo più in motoslitta, per alcuni mesi dell'anno esercita la professione del pescatore mentre una volta erano attive imponenti miniere di carbone. In questa ultima landa abitata vi sono anche conservati tutti i campioni di semi del mondo così da poter preservare la biodiversità agricola in caso di qualsiasi necessità. Terre inospitali queste isole artiche, dove non possono essere lasciati residui organici, di qualsiasi tipo, perché le basse temperature ne impedirebbero la decomposizione; per questo motivo ogni scarto organico deve essere trasportato indietro per essere lasciato in zone adatte allo scopo.
Visita orso polare all'accampamento 3 Foto Pete Lambert
Avendo la possibilità di conoscere Stefano, diciamo per parziali esperienze di vita che ci hanno sfiorato molto da vicino, abbiamo chiesto di incontrarlo, nel tentativo di raccontarle e trasferire al lettore le sensazioni e la partecipazione emotiva in cui si incorre vivendole, ma che si possono condividere con altri se si riesce a narrarle adeguatamente. Abbiamo così appurato che la necessità di inforcare la bici, appena ottenuto il suo titolo di studio, è nata nel maggio 2011.
Del resto essere ciclo-viaggiatore adesso è una scelta nei paesi ricchi, ma nel passato, neanche troppo lontano, era una necessità alla quale si ricorreva abitualmente, specialmente nel periodo in cui l'imperativo era …trovare qualcosa che limitasse i brontolii dello stomaco. Grazie alla bicicletta, all'indomani dei bombardamenti dell'Agosto del 1943 di Firenze, Valentino De Pamphilis e Lidio Meta da Pratola Peligna (AQ) raggiunsero la Toscana, all'incirca in una settimana, per sincerarsi rispettivamente delle condizioni della fidanzata, l'allora signorina Ornella Buccianti in quel di Colle Val D'Elsa, e della sorella. Fu grazie alla bici che si realizzò una storia d'amore eroica per i tempi ed i mezzi di comunicazione e locomozione nell'Italia del periodo bellico.
Con un balzo di circa settant'anni, Stefano ha percorso circa 8.000 km più o meno in cento giorni ed ha appagato un'altra grande passione, diversa dai sentimenti tra umani e più riconducibile ad una sfida o ad una prova, ma non meno priva dell'eroismo citato nella storia d'amore degli anni '40. Di questo, dell'avventura fra i ghiacci, di Nepal, Australia ed Europa in bici parleremo nei prossimi appuntamenti.
Emidio Maria Di Loreto
Tutte le foto sono di Stefano Pozzi ad esclusione di quella del beluga scattata da Pete Lambert. Ringraziamo Stefano per aver voluto condividere le sue esperienze con noi ed i lettori e Pete per la foto.
Per informazioni
stefano.guidaartica@gmail.com
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