Studi e terapie per alcune manifestazioni della Long Covid

virus coronavirus sars cov-2
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È stato individuato nel deficit di L-arginina la causa da cui si origina uno dei sintomi che non abbandonano facilmente gran parte di coloro che sono incappati nella . Molti di questi pazienti possono incorrere in una sintomatologia sconosciuta un tempo e qualificata come Covid Lunga. Una sindrome clinica con sintomatologia variabile che può spaziare tra condizioni a diversa gravità come ad esempio mal di testa con difficoltà di concentrazione, nebbia mentale (brain frog), dolori al torace fino a pericarditi e miocarditi, depressione e disturbi del sonno, dispnea e quel senso di fatica difficile da contrastare che non migliora e che costringe a convivervi per parecchie settimane.

Il numero di coloro che debbono confrontarsi con questa sintomatologia identificabile come “fatigue” non è trascurabile; uno su tre che contrae il Sars CoV-2, è stato stimato, ne debba scontare gli effetti. Su questo sintomo, ed anche sulle altre nuove condizioni patologiche che siamo costretti ad affrontare, la Scienza si è impegnata nel tentativo di dare risposte ed a proporre terapie adeguate. La pattuglia dei ricercatori italiani si sta distinguendo in questo e sono comparse notizie su due degli aspetti connessi.

La prima riporta di uno studio [1] condotto da gruppi di scienziati milanesi, coordinati dall'Università degli Studi di Milano, tra i quali il Centro Ravelli della Statale, l' Istituto Auxologico Italiano (IRCCS) e l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale Santi Paolo e Carlo, che analizza le cause di disturbi cognitivi riscontrati su sette pazienti a distanza di un anno dalle dimissioni dopo l'infezione da Sars Cov-2. Utilizzando la tomografia ad emissione di positroni (PET), hanno valutato le attività metaboliche sulle aree del cervello che hanno messo in luce ridotti funzionamenti nelle regioni in cui hanno sede la memoria (aree temporali), regioni dell'attenzione e dell'equilibrio (encefalo), del comportamento (regione prefrontale). In un paziente, con manifestazioni di tipo neurologico più gravi, le si è messe in relazione con un abnorme accumulo di proteine amiloidee, le stesse sulle quali si appuntano le responsabilità per la malattia di Alzheimer. Esse potrebbero essere responsabili di accumuli tossici sui neuroni alterandone le funzioni. Questo studio apre ipotesi di lavoro future dai quali si potranno trarre indicazioni per la soluzione dei tanti fastidi lasciati in eredità dalla Covid e per dare risposta alle gravi o fastidiose sintomatologie che possono manifestarsi nei tempi successivi.

Un'altra, si diceva, grave eredità del contagio pandemico, per la verità a manifestazione dalla durata diversa, è il senso di spossatezza invalidante che può anche insistere per lunghi mesi sui pazienti. Su questo aspetto si è incentrato un lavoro, anch'esso tutto italiano, che sarà pubblicato sull'International Journal of Molecular Sciences, del quale parecchi organi di informazione anticipano le evidenze [2]. È stato effettuato a Roma dalla Fondazione del Policlinico Gemelli IRCSS,  dall'Università Cattolica del Sacro Cuore della Fondazione Policlinico Campus Bio-medico ed ha goduto anche di contributi diversi come quello dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Quel che i ricercatori hanno individuato, è che nel metabolismo dell'aminoacido arginina, prodotto autonomamente dall'organismo, qualcosa non funziona quando si innesca la sindrome post Covid. Sarebbe l'impossibilità di stimolare l'ossido nitrico (NO), altrimenti detto monossido di azoto, la ragione sulla responsabilità delle manifestazioni di stanchezza [3.] Si consideri anche che l'ossido nitrico ha emivita brevissima, stimabile in 4 secondi, in cui esplica la sua attività di mediazione nelle reazioni in cui ha un ruolo di essenzialità. Immediatamente dopo entra nel suo processo catabolico in cui si lega al gruppo centrale dell'emoglobina, l'eme, la parte non proteica legante il ferro detta prostetica ed appartenente alle porfirine. Si forma così la metaemoglobina, che non ha funzionalità se non quella di essere eliminata dall'attività renale. La scarsa presenza di arginina, rivela lo studio, impedirebbe la stimolazione dell'attività immunitaria e vascolare che deriva dall'azione delle ossido nitrico-sintetasi, enzimi che utilizzano l'arginina come substrato. Il ruolo di questo aminoacido è detto essenziale soprattutto nei bambini ed in alcuni casi anche nell'adulto.
Considerando che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono ancora un numero enorme, 65 milioni nel mondo e 18 milioni nella sola Europa, coloro che sono alle prese con quel che ancora insiste come pandemia da Coronavirus, si ha idea di quanto possa essere importante ovviare alla stanchezza invalidante con cui molti dovranno ancora confrontarsi. Il protocollo studiato, di somministrare 1,6 grammi di arginina e 500 milligrammi di vitamina C per circa un mese si è rivelato efficace tanto da riportare la concentrazione di arginina verso la normalità con successivo efficace contrasto alla “ fatigue”. Ovviamente i valori di base di arginina erano stati controllati ad inizio studio e valutati come tornati alla normalità, da carenti che erano, dopo le somministrazioni per 28 giorni [4]. Dalla Federico II di Napoli le conferme che somministrando, durante l'infezione da Sars Cov-2, l'arginina per via orale attraverso somministrazione di due flaconcini giornalieri da 1,6 grammi al giorno, si permette una riduzione nei pazienti della necessaria assistenza respiratoria. A questo corrisponde anche una consequenziale minore necessità di degenza ospedaliera per quei pazienti.
Le previsioni degli studiosi depongono a favore di una integrazione delle attuali terapie, in una situazione di conoscenze che man mano si accrescono di informazioni per una sindrome di cui si conosce ancora troppo poco. L'obiettivo è limitare, oltre che la “fatigue”, le probabili disfunzioni ad essa associate a livello vascolare ed immunitario che potrebbero significare anche rischio cardiovascolare.

Emidio Maria Di Loreto
Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi necessità sul proprio stato di salute, su modifiche della propria cura o regime alimentare, si consiglia di rivolgersi al proprio medico o dietologo.

[1] Redazione Ansa, Covid: viste alterazioni del cervello a distanza di un anno, 2 febbraio 2023.
[2] Long Covid. Ricercatori italiani scoprono meccanismo d'azione della “fatigue” che colpisce 1 persona su 3: è innescato da deficit di arginina, 30 gennaio 2023
[3] Federico Bosso, Sanità informazione, Long Covid: deficit di arginina alla base della spossatezza invalidante, 1 Febbraio 2023
[4] Redazione News UNINA, Un aminoacido nella cura per il COVID-19

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