
In Sudan dilaga il conflitto tra le forze armate e le milizie paramilitari di supporto rapido (RSF) con a capo rispettivamente Abdel Fattah al-Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo. Muhameda Tulumovic, Direttrice del programma di EMERGENCY in Sudan, ha comunicato che lavorano a regime ridotto in tutti e quattro gli ospedali presenti nel Paese. Il Centro pediatrico di Mayo, alle porte della capitale, è stato chiuso per motivi di sicurezza. Siamo al terzo giorno di guerra e secondo il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Sudan si contano almeno 185 persone uccise e altre 1.800 ferite. Incuranti dei civili carri armati e artiglieria pesante, secondo Al Jazeera, vengono utilizzati nel conflitto anche in zone densamente popolate. Nonostante i molteplici appelli provenienti da tutto il mondo, dall'Unione Africana, alla Lega Araba, all'ONU, al G7 i combattimenti non si fermano. Anche l'Egitto, che sostiene l'esercito del Sudan, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno stretto stretti legami con l'RSF inviando migliaia di combattenti a sostegno della guerra nello Yemen, hanno chiesto a entrambe le parti di dimettersi. La guerra civile sta sostituendo il ritorno alla democrazia.
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