Sugar Man. Mai smettere di rincorrere i propri sogni!

searching for sugar man
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Un’auto ripresa in campo lungo. Segue le curve del litorale di una cittadina sudafricana. Poi, la macchina da presa inquadra in primo piano un cinquantenne che racconta da cosa derivi il suo nomignolo, Sugar Man. Lo stesso nome che dà titolo al brano che sta ascoltando in sottofondo alla radio. Quel brano fa parte di uno dei due album di un rocker di Detroit, Rodriguez, sconosciuto negli Stati Uniti, più noto di Elvis e dei Rolling Stones in Sudafrica.

Sugar Man, premio oscar 2013 come miglior documentario, è un biopic che racconta la storia di un cantante rock dei primi anni Settanta “dimenticato” in patria e divenuto leggenda in Sudafrica, sebbene la sua vicenda sia (letteralmente) immersa nella nebbia (lo è anche scenograficamente parlando: così nelle inquadrature che fanno da sfondo al racconto del produttore discografico che ha inciso il suo secondo album), affidata al mito (si dice sia morto dandosi fuoco sul palco durante un concerto, il suicidio più grottesco della storia del rock; ma secondo alcuni si sarebbe invece sparato). In un susseguirsi di interviste che rivelano al mondo, un pezzo per volta, la figura di Sixto Rodriguez, che ricompongono, come tante tessere di un mosaico ritrovate in una vecchia cassa riposta in cantina, i lineamenti di un volto legato ad un passato oramai risalente nel tempo, emerge lentamente l’immagine di un rocker dalle potenzialità di un Bob Dylan che però, per una qualche oscura ragione (le sue origini sudamericane, la scarsa promozione dei suoi album, la eccessiva politicizzazione dei suoi testi) è stato un flop assoluto negli USA. Non altrettanto invece, si è detto, in Sudafrica, ove i suoi (due) album hanno venduto milioni di copie (mezzo milione, secondo un critico musicale, molte di più secondo altri) e Rodriguez è una stella di prima grandezza.
Più che una riflessione sullo star-system e sul potere del marketing, più che un’indagine sociologica sulla difficoltà di emergere per un immigrato sudamericano di seconda generazione, pur in un contesto decisamente aperto alle novità come quello statunitense degli anni Settanta, Sugar Man, film d’apertura del Biografilm Festival 2013, tenutosi a Bologna lo scorso giugno, è la rievocazione nostalgica di un sogno, il tributo doveroso ad un artista che ha incarnato gli ideali rivoluzionari di un paese, scuotendone le coscienze, nutrendone gli animi, aprendone le menti (cose che più o meno testualmente vengono affermate nelle interviste riportate nel film); e che, in ciò sta la singolarità della storia, viene rivalutato, omaggiato e, in un certo qual modo, “riscoperto” dopo 35 anni dall’uscita del suo secondo album (con tanto di colpo di scena che cambia lo sviluppo della vicenda narrata).
Sixto Rodriguez, però, non ha soltanto rappresentato, nella visione che ne dà Malik Bendjelloul, regista, sceneggiatore e montatore del documentario, un elemento di rottura con la cultura di regime nel Sudafrica degli anni dell’apartheid, una fonte di ispirazione (la più fervida) per tutti i musicisti di quegli anni ed al tempo stesso per le istanze contestatarie tout court nei confronti di un governo reazionario che imponeva la netta separazione tra bianchi e neri (e che, per questo, era politicamente isolato e messo al bando dal resto del mondo). Rodriguez ha rappresentato anche, con la sua singolare filosofia di vita, con la sua visione autenticamente anarchica, con la sua peculiare attenzione verso gli ultimi, una testimonianza in funzione antisistema nei confronti della cultura dominante e del sogno americano.
Certo, il film presenta anche qualche caduta, qua e là: appare a tratti troppo celebrativo; un po’ enfatico nella costruzione dell’alone di mistero che avvolge questo talento rock degli anni della contestazione, morto non si sa bene in quali circostanze; la macchina da presa probabilmente indulge troppo sui volti dei fan nel concerto finale. La storia, però, è di quelle che meritano di essere raccontate. E, soprattutto, di quelle che vale la pena vedere.
Gianfranco Raffaeli

Scheda del film:

Titolo originale: Searching for Sugar Man – Genere: Documentario – Origine/Anno: GB, Svezia/2012 – Regia:  Malik Bendjelloul – Sceneggiatura: Malik Bendjelloul – Interpreti: Steve Segerman, Dennis Coffey, Mike Theodore, Dan Dimaggio, Jerome Ferretti, Steve Rowland, Willem Möller, Craig Bartholomew-Strydrom, Ilse Assmann, Berry Gordon Jr. – Montaggio: Malik Bendjelloul – Fotografia: Camilla Skagerström – Musiche: Rodriguez

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