
Il referendum sul taglio dei parlamentari e le elezioni amministrative (sei Regioni e oltre mille Comuni) dovrebbero esserci il 20 e 21 settembre, dovrebbero perché il governo giallo-rosso non ha ancora formalizzato le date. Ma sulla sciagurata decisione, per la democrazia, di accorpare le due votazioni pende ora, oltre ad un ricorso al Tar del Lazio, il ricorso ai Tribunali civili di undici regioni.
Un tema di così alta importanza per la vita politica e per il futuro del Paese ha bisogno di un suo spazio per poterne discutere approfonditamente mentre nelle Regioni e nei Comuni in cui si vota verrà affossato dalle tematiche locali e localistiche.
I “finti” difensori del popolo che hanno voluto questo referendum finiscono con approvare un cambiamento costituzionale dove viene intaccata la democrazia a causa di una rappresentatività elettorale peggiorata sia da un punto assoluto che relativamente alle singole regioni dove in alcune di esse il rapporto elettore/deputato cambia di poco dall'attuale e in altre viene stravolto. E senza avere quei risparmi immaginati sul “costo della politica”.
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