
Gli indigeni continuano ad essere oggetto di violenze che spesso trovano la sponda, se non proprio la causa, nelle istituzioni. Da poco è stata confermata l’assassinio in Amazzonia di due loro difensori e testimoni: il giornalista inglese Dom Phillips e l’antropologo brasiliano Bruno Araújo Pereira. Nel nord della Tanzania a Loliondo, nei pressi del Parco Nazionale del Serengeti, riferisce l’organizzazione Survival international, “la scorsa settimana, circa 700 membri delle forze armate tanzaniane hanno invaso la terra che appartiene legittimamente ai Masai e hanno iniziato a sparare proiettili veri contro uomini e donne il cui unico “crimine” è voler vivere in pace nella terra ancestrale. Migliaia di Masai sono scappati dalle loro case per rifugiarsi in aree circostanti e sfuggire a una brutale repressione da parte della polizia. Molti sono rimasti feriti. Tanti sono stati arrestati. Il motivo, come spiega l’organizzazione, è far spazio al turismo dei safari e alla caccia da trofeo. A ottenere il controllo e la gestione della caccia commerciale nell’area sarebbe la Otterlo Business Company (OBC, basata negli Emirati Arabi) – che organizza spedizioni di caccia per la famiglia reale degli Emirati e i suoi ospiti.
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