
In questi mesi si è posto l'accento sulla necessaria accelerazione, in Italia e nel resto del mondo, della digitalizzazione. L'utilizzo sempre più ampio e profondo delle tecnologie informatiche nelle nostre attività porta sicuramente una serie di vantaggi. Quello che non è accettabile è il fatto di considerare la digitalizzazione e l'uso di queste tecnologie come la panacea di molti dei mali delle disfunzioni delle società contemporanee. Non solo, c'è uno strisciante modello di pensiero che sembra associare le tecnologie informatiche alla lotta al riscaldamento globale e alla sostenibilità ambientale. A tal proposito vale la pena leggere l'articolo di Alessio Giacometti su Il Tascabile dal perentorio titolo “Il mondo digitale non è sostenibile” per ricordarci quanto sia inquinante questo modello produttivo e di consumo, almeno nelle modalità attuali. Giacometti spiega il perché come quando scrive che «per fabbricare un computer si utilizzano 1,7 tonnellate di materiali, compresi 240 chili di combustibili fossili. Internet da sola succhia il 10% dell'elettricità mondiale e rispetto a dieci anni fa inquina sei volte di più, con un monte emissioni che eguaglia oggi quello dell'intero traffico aereo internazionale».
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