
Il pensiero magmatico, manifesto vulcanico di Bizhan Bassiri.
Il documentario di Igor Molino racconta, l'impatto dell'artista iraniano con l'Italia, nel 1975, in particolare con la sua fonte ispirante, il Vesuvio, Maestro di Vita e d'Arte per lui, con cui ha la fortuna di entrare in risonanza; il viaggio di ritorno che può compiere anche nella sua Terra Madre, accompagnato dai frutti del suo pluridecennale lavoro, esposti nella sua più grande mostra in Patria.
In sala, prima della proiezione, Igor Molino, Francesco Matera e Bizhan Bassiri ci descrivono gli intenti del lavoro cinematografico realizzato: un incrocio tra la civiltà Mesopotamica e quella Italiana, un progetto di rappresentazione di pensiero, vita e opere dell'artista.
Un iter lungo 2 anni di produzione tra Italia, Iran, Italia, ostacoli, ritardi, complicazioni di ogni tipo. E' un viaggio insieme a loro, semplice, realistico e concreto.
Bizhan Bassiri, appare come il detentore di una sapienza vesuviana, è centrato, calmo, con lo sguardo di chi “sa le cose come vanno”, sembra ascoltare con piacere i racconti di Francesco Matera “sono accadute cose incredibili, il drone è impazzito”. Il magma ha la sua imprevedibile energia. “All'inizio, il suo pensiero, il pensiero magmatico, non ci abbiamo capito niente …. Il film è stato il prezzo per comprendere l'arte di Bizhan, così abbiamo dato coerenza e forma al nostro lavoro”.
“Abbiamo deciso di finirlo, doveva essere un semplice reportage, si è trasformato in un lungo documentario. Siamo riusciti a cambiare punto di vista. Conoscendo meglio Bassiri ti rendi conto che ognuno di noi vorrebbe fare l'artista e Bhizan non parla di sé, fa parlare le cose che fa”.
I cenni alla vita dell'artista si svolgono tra Roma e Chiusi dove sembra lasciarsi guidare dal Dio Vulcano, amico del fuoco, si fa aiutare a divorare e distruggere le forme per ri_trasformarle, in uno studio/officina/industria, spazio imponente e suggestivo, che gli consente di formare suggestive opere, evocative, naturali, scure, profonde e terribili e vere, riconoscibili unicamente con l'immaginazione e l'intuizione. Mai rappresentative della realtà, così sembrano, almeno. La lava e il magma generatore lo animano per il suo trafficare e forgiare tra metalli, luci, forti contrasti.
Parola a Bhizan: ”Primo principio del pensiero magmatico: l'arte ha un processo antimaterico, quella è la sua materia prima. Come vivere in assenza di gravità. Il cervello è eruttivo, quando è fermo è come un sasso. Il concetto è MOTLAQ, l'Assoluto, ovvero la goccia nera in un mare profondo. L'Assoluto è ovunque, NON si manifesta. L'arte compie l'azione contraria del “seminare e coltivare”; l'arte anticipa questo, l'arte fulmina e salda, è l'inversione della visione classica, è l'emanazione dell'interno della materia.”
Grandi assenti nel pensiero magmatico, il tempo e la storia. Il Vesuvio sorveglia e ricorda al mondo di possedere il Sole al suo interno, come la mente creativa priva di ogni senso di conservazione. La condizione magmatica è analoga al sangue circolante nelle vene e nel cervello nella sua condizione creativa. L'artista contempla in eterno. La forza è dall'interno. Ogni piccola parte dell'opera è pari alla sua totalità. L'intuizione e la coincidenza fortunata sono caratteristiche proprie dell'opera evocativa di “un cambio di paesaggio mentale” che fuoriesce dalla mente. Dilata l'intuizione e si dota di un “sarà ciò che sarà” senza intrusioni culturali.
Interessante, e ben rappresentato dal documentario, il tema dei dadi (ai punti 16 e 17 del “manifesto del pensiero magmatico”): laddove non compaiano in un lancio 6_6, la combinazione è invasa dall'aspetto mortale, destinata alla caduta, perciò una quota di fortuna è meno pura, l'arte invece ha regole che non cambiano mai. L'opera rimane a guardare come il Vesuvio, resta immobile, come un dubbio che non si risolve da cui scaturiscono le altre varie discipline della conoscenza. Mi salta in mente la frase di Norberto Bobbio “Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze”.
L'arte è la porta di accesso a nodi inconoscibili dell'anima, inenarrabili, il linguaggio la limita, la descrizione la circoscrive. L'esperienza estetica che chi guarda attraversa rimane eterna.
L'arte di Bassiri si nutre delle regole opposte al gioco degli scacchi, raffreddare le emozioni e infuocare l'emisfero del cervello deputato al calcolo e alla concentrazione allo scopo di proteggersi e sconfiggere l'avversario; il pensiero magmatico accoglie e celebra l'energia nella sua forma primordiale, l'eruzione, lapilli, scoppi improvvisi, verticali verso l'infinito, bagliori insostenibili e fuoriuscite di lava mortale, distruttiva e contemporaneamente dissodante vecchie colture, trasformativa come una nuova genesi di opposti congiunti.
I King esagramma 38 l'ostruzione, l'opposizione, dalla Cina, le medesime riflessioni che si perdono nel tempo, senza tempo per descrivere “sopra fuoco, sotto acqua”, elementi contrastanti.
La lava, affascinante luogo della permanenza in movimento, fuoco liquido, denso di terra, distenebrato di luce. I 4 elementi naturali “fusi” insieme in avvenente e minaccioso passaggio.
Il pensiero magmatico? Intrinsecamente complesso. Un pensiero non-collettivo, modellizzante, bensì connettivo, frattale, replicabile a modo di “stella marina”, di fiore a raggiera. Con la modestia della comprensione che, in natura, è tutto più grande di noi, misterioso, e possiamo, anziché cercare di dominarlo con la tecnica o spiegarlo razionalmente, contemplarlo, esattamente come ci suggerisce Bassiri.
Stefania Ratini
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