Thee Oh Sees, Mutilator Defeated Last. Garage rock nato nei Settanta

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Al centro dell'esperienza sonora della band troviamo fondatore del gruppo e dell'etichetta Castel Face. Istrionico e geniale artista che domina furiosamente i palchi per le sue esibizioni dove si presenta con quel tappeto di tatuaggi e quella canotta a righe di ordinanza e la sua chitarra spesso all'altezza del torace,

John Dwyer
John Dwyer, . Foto Mini Van Photography
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ma va detto che la sua estetica difficilmente ce lo farebbe immaginare «nei panni del polistrumentista rigoroso, eppure in una decina di anni Dwyer ha imparato da autodidatta a cimentarsi con ogni sorta di gingillo musicale, migliorandosi grazie a un'autodisciplina quanto mai sorprendente e spingendosi in qualche caso a esplorare in perfetta solitudine i propri limiti di creativo, come se a sostenerlo avesse il consueto paracadute di un gruppo vero» [1].

Con siamo al suo quattordicesimo album e al nono con i Thee Oh Sees e a leggere in giro non si trovano che commenti e recensioni al limite dell'entusiasmo. Il gruppo è composto oltre che da John Dwyer (voce e chitarra), da (tastiere e chitarra), da (chitarra) e (batteria).
Siamo all'ascolto di una fusione ad alta velocità del loro garage e hard rock disturbato da dosi massicce di psichedelia. Una fusione di qualità sonora elevata e di originalità in diversi momenti.
L'album parte con l'ipnotica Web che nonostante un inizio lento con un leggero tintinnio di piatti man mano sale con le chitarre che si allargano di potenza espressiva. Anche la seconda Withered Hand  parte lentamente con note desertiche per poi far correre gli strumenti senza sosta, mentre la successiva e breve Poor Queen corre direttamente all'assalto aggiungendo all'hard deviazioni punk con la naturalezza di chi ha le doti del chimico. Strepitosa, in soli due minuti, Turned Out Light con le sue chitarre garage  i cui accordi sembrano essere stati scritti negli anni settanta anticipando i tempi. Ancora sovragiri con  Lupine Ossuary  dove, in qualche passaggio, le corde della chitarre sembrano ripercorrere strade hendrixiane. Un momento di tregua lo trovate solo dal sesto brano, prima con  Stcky Ulk quando si odono note psichedeliche di derivazione prog su cui si stende un canto lontano e, subito dopo, con i tratti acustici di Holy Smoke. Punk e rock garage da vertigine supersonica riprendono subito il sopravvento in Rogue Planet prima che il disco si chiuda con Palace Doctor tra sintetizzatore e un giro di basso che spiazza.
Non vi curate di noi e ascoltate!
Ciro Ardiglione

genere: rock
Thee Oh Sees
Mutilator Defeated Last
etichetta: Castle Face Records
data di pubblicazione: 18 maggio 2015
brani: 9
durata: 33:17
cd: singolo

[1] Stefano Ferreri, “I pirati della Bay Area”, www.ondarock.it

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