Turchia. La prima sconfitta di Erdoğan

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Ci sono voluti diciassette anni per registrare una sconfitta elettorale di Recep Tayyip Erdoğan, attuale presidente turco, e del suo Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp). Ma non ci sembra condivisibile, al di la della evidente novità, la posizione del commentatore turco Ruşen Çakır secondo il quale «il risultato del voto è paragonabile, per importanza, a quello che portò alla guida di Istanbul , primo sindaco musulmano della città. “Le elezioni di oggi sono storiche come quelle del 1994. Questo è l'annuncio che la fase che si è aperta 25 anni fa, ora è chiusa”, ha scritto su Twitter» [1].

Pur avendo perso le citta di Ankara (era stata messa in conto), Istanbul, Adana, Antalya e non essere riuscito a riprendersi Smirne, la terza città più popolosa della , l'Akp resta il primo partito per numero di voti (ottenuti anche con una percentuale altissima di votanti) e soprattutto Erdoğan ha saldamente nelle sue mani il controllo delle istituzioni del paese, esercito in testa. E fino al 2023 non ci saranno altre elezioni. Del resto basta ricordare quanto accaduto per lo scrutinio di Istanbul: quando si profilava il sorpasso del candidato dell'opposizione, Ekrem İmamoğlu del Partito popolare repubblicano (Chp) , «lo Ysk, autorità che regola le elezioni, oscura il proprio sito internet. L'agenzia stampa Anadolu, contestatissima, cessa di divulgare dati in tempo reale. Per dieci lunghe ore tutto è congelato, nessuno vuole assumersi la responsabilità di certificare la disfatta, il sistema va in panico perché il piano non è quello atteso e nessuno osa improvvisare. Si attende un segnale, si attende Erdogan» [2]. Inoltre si è in attesa dei risultati definitivi che comunque in alcuni casi sono stati cancellati e Erdoğan potrebbe voler andare fino in fondo soprattutto nel caso di Istanbul. Al contrario potrebbe lasciare le cose come stanno e dire la mondo intero che la democrazia, nel suo paese, funziona.

Tornando ai risultati elettorali a Istanbul l'Akp e l'Mhp avevano presentato un candidato di prima punta e cioè Binali Yıldırım, premier dal 2016 al 2018, ex ministro dei Trasporti, ex presidente della Camera e molto vicino al Presidente. Era salito all'onore delle cronache per aver avviato un processo contro la giornalista Pelin Ünker che sfruttando l'inchiesta “Paradise Papers” aveva pubblicato articoli sulle società offshore della famiglia Yıldırım. Il vincitore è invece un uomo molto meno noto: Ekrem İmamoğlu, candidato del Chp e sostenuto dal Partito buono (İvi) della leader di ferro Meral Akşener che ha impostato la sua campagna elettorale sulla mediazione e moderazione come quando «durante una visita al Grand Bazaar della città, ha persuaso memorabilmente un vecchio sostenitore dell'AKP che si era rifiutato di stringergli la mano, ma alla fine la coppia si è abbracciata. İmamoğlu è stato regolarmente visto nelle riunioni di quartiere per discutere di questioni locali […] ha contattato Erdoğan all'inizio della campagna elettorale e riunitisi, nel palazzo presidenziale ad Ankara, hanno discusso del futuro di Istanbul. Il gesto ha guadagnato il rispetto degli elettori nelle roccaforti dell'Akp di Istanbul che si sono spesso sentiti alienati da un Chp laico e borghese» [3]. Anche dopo la sua vittoria ha dimostrato tutta la sua apertura quando ha detto di voler essere il sindaco di tutti [4].
Ad Ankara Manus Yavas anch'egli del Chp sarà il nuovo sindaco dopo aver battuto Mehment Ozhaseki sempre del partito del presidente. Sette delle 12 più grandi città turche sono ora nelle mani dell'opposizione. Il Partito democratico dei popoli (Hdp), terzo partito in parlamento con dieci deputati in carcere compreso il suo leader Selahattin Demirtas, hanno riconquistato Diyarbakir e altre città commissariate per presunte connessioni con il partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato da Erdogan una formazione terroristica. A Tunceli è stato eletto Mehment Fatih Macoglu, il primo comunista al governo nella storia turca.

Le ragioni della sconfitta di Erdoğan.
La principale protagonista della sconfitta è l'economia. La Turchia è entrata in recessione dopo anni di crescita strepitosa. Infatti negli ultimi due trimestri del 2018 l'economia è arretrata dell'1,6% e 2,4% portando il Pil del 2018 al 2,6% in confronto ad una media del 6,8% del periodo 2010-2017. E nel 2019 la stima è di un calo dell'1,8%. Secondo Marco Merelli «l'attuale crisi economica affonda le sue radici nelle politiche attuate in seguito al tentativo di golpe del 2016 che hanno minato la capacità del paese di affrontare problemi ciclici e strutturali» [5].
Il paese sconta un'inflazione superiore al 20% (complici i dazi degli USA) che sta erodendo la capacità di spesa delle fasce medio-basse della popolazione e la disoccupazione all'11% ma che tra i giovani è intorno al 30%. Anche gli investimenti dall'estero sono diminuiti il che non fa ben pensare ad una svolta nei prossimi mesi.
Un'altra ragione della sconfitta è invece tutta politica e sta nella scelta della direzione del Partito democratico dei popoli di ritirare le candidature e lasciar convogliare le energie e i voti sui candidati del Chp.

Possiamo lasciarci, sempre che non ci siano capovolgimenti nei risultati, con la conclusione di Dimitri Bettoni:«i nuovi sindaci, invece, ottengono una preziosa occasione per proporre un nuovo modello agli elettori, tra cui moltissimi giovani che mai hanno visto altro se non l'Akp. Ereditano tuttavia anche la difficoltà di gestire le grandi città in un momento di grande crisi economica e l'ostilità di un governo centrale con una storia nota nel prosciugare risorse alle amministrazioni nemiche» [6].
Pasquale Esposito

[1] Giulia Giacobini, “Il presidente Erdogan ha “vinto a metà” le elezioni in Turchia”, https://www.wired.it/attualita/politica/2019/04/01/erdogan-elezioni-amministrative-turchia/, 1 aprile 2019
[2] Dimitri Bettoni, “Le città si ribellano a Erdogan, l'Akp perde Ankara e Istanbul”, https://ilmanifesto.it/le-citta-si-ribellano-a-erdogan-lakp-perde-ankara-e-istanbul/, 2 aprile 2019
[3] Bethan McKernan, “Ekrem İmamoğlu: a unifying political force to take on Erdoğan Turkey”, https://www.theguardian.com/world/2019/apr/02/ekrem-imamoglu-unifying-political-force-to-take-on-erdogan-istanbul, 2 Aprile 2019
[4] “Chi è Ekrem Imamoglu, il nuovo sindaco di Istanbul”, https://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2019/04/01/ekrem-imamoglu-elezioni-turchia-istanbul/230776/, 1 aprile 209
[5] Marco Merelli, “Will Turkey's Economy Emerge from Recession?”, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/will-turkeys-economy-emerge-recession-22681, 30 marzo 2019

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