U2. No Line On The Horizon. Un futuro all’orizzonte?

U2 No line on the horizone

history 11 minuti di lettura

Parafrasando un verso da Stand Up Comedy per questo album bisogna stare attenti agli uomini piccoli con grandi idee. Nel senso che ci troviamo di fronte ad alcune recensioni per le quali l'attenzione è un monito e per altre è un invito alla celebrazione.

Il disco degli – con in copertina uno scatto fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto – arriva cinque anni dopo “How to Dismantle an Atomic Bomb” e un girovagare per studi di registrazione da Fez in Marocco, a Dublino, a New York per finire all'Olympic Studio di Londra.

Originariamente il disco doveva essere prodotto Rick Rubin [1], poi tutto è passato nelle mani di , e .
Tre sono le canzoni che questi ultimi non hanno firmato: Get On Your Boots, I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonight e Stand Up Comedy.

U2 No line on the horizoneavventurosi sotto l'aspetto del sound>> sono stati messi da parte [2]. Forse verrà accontentato visto che su The Guardian si prospetta una possibile ulteriore uscita alla fine del 2009.
contiene pezzi nati come demo, create in solitario da , e altre figlie dall'improvvisazione di tutta la band durante le varie sessioni. In un'intervista,  The Edge considera il suono più immediato, dovuto ad interventi limitati nelle rifiniture e si avverte il segno lasciato dalla collaborazione con i per la cover di Saints Are Coming degli Skids [3].

Un tratto comune nelle valutazioni degli specialisti è innanzitutto la rilevanza che in questo disco assume la produzione con Eno e Lanois e il confronto con l'innovazione di cui e soci hanno spesso parlato. Per il resto come anticipavamo in apertura siamo in un campo aperto ad ogni genere di corrente.

paradossale>>. Quella degli U2un karaoke pieno di loffe suggestioni mediorientali e heavy rock desertico-zeppeliniano da tappezzeria>>. L'unico brano decente è No Line On The Horizon [4].

Quest'ultima e Breathetrovate originalisapore rétrostentoreogara di bravura tra i produttori>> [5].

fatto di paesaggi più che di canzoni, di suggestioni più che di slogan>> [6].

transizioneambient>>: Moments Of Surrender, Cedars Of Lebanonda sola in grado di riconciliare con gli U2 anche i più scettici>>) e Fez Being Born [7].

Di una timida ripresa parla Pontini che si lamenta della discrepanza che continua ad esserci tra la fama, soprattutto di Bono, e i risultati musicali. I brani migliori si concentrano all'inizio e precisamente le prime quattro tra le quali spicca Unknown Callercoretti cadenzati che ricordano vagamente ….toh i Talking Heads, e dilatate dispersioni chitarristiche di salubre incisività>>. Tutto quello che segue con l'eccezione di Fez Being Born è da trascurare [8].

più corposo e graffiante, almeno nella prima parte è addirittura quasi acidoriff circolari, voce in primo piano e batteria pomposa>>. Il meglio è all'inizio dell'album dove troviamo la title-track, ritenuta la migliore in assoluto, Magnificient, Uknown Callersi poggia sull'elettrica precisione di The Edge e fiorisce in un canto sincronizzato che ricorda moltissimo gli ultimi dEUS>> e Get On Your Bootsuna fra le cose più sfacciate fatte dagli U2 negli ultimi dieci anni ed è fresca e abbagliante>> [9].

piacevoleoriginale intarsio di soul pop rock che galleggia su nuvole prog e techno 80>>. Non nasconde il suo compiacimento quando in brani come Moment Of Surrenderintensità e struggimento>>. Tra le segnalazioni anche Breathe, Stand Up Commedy e White As Snowmeditazioni anche problematiche>> [10].

con inventiva, nel consueto equilibrio tra istanze pop e sperimentalismo elettroniconon canta (e scrive) più in prima persona ma si sdoppia in personaggi come un vigile urbano, un drogato, un soldato>>. Posto che tutto l'album non accenna a cali significativi tra le citazioni dell'articolo segnaliamo Moment of Surrenderpatchwork di un blues e di un brano dei Roxy di Eno>>, Cedars Of Lebanoncol soffio surreale e cori rallentati>> a narrare la guerra umanitaria, Breatheavviluppa nelle nebbie acide di un trip inafferrabile>> e I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonightpotenti del mondo (che troppo spesso Bono frequenta e gratifica) che stanno sopprimendo i sogni delle giovani generazioni>> [11].

La Venegoni lo considera un ritorno alle grandezze di e che al suo interno non vede tralasciato nessun tema,  dalle aperture per i concerti agli omaggi a Morricone. Fatta eccezione per qualche digressione verso gli attuali Coldplay in Fez Being Born tutto è imprevedibilmente bello. Tra i pezzi migliori si segnala la ballata White As Snow [12].

Un disco magnifico ed il migliore degli ultimi dodici anni per Assante. Se si eccettuano Get On Your Boots e Stand Up Comedy un po' stantii diverse sono le citazioni a cominciare da Unknow Caller ritenuto <<uno dei momenti più intensi del disco, con una parte cantata in coro diversissima da tutto quello al quale gli U2 ci hanno abituato>>. Novità si avvertono anche nel rock di Breathe ma la palma del migliore va a Fez Being Born anche per il carattere innovativo e per <<ritmi arabi, suoni elettronici, voci di strada, chitarre elettriche, si fondono in una delle più azzeccate canzoni che gli U2 abbiano mai realizzato>> [13].

Anche la stampa estera anglosassone oscilla tra giudizi entusiastici e stroncature senza possibilità di appello. Alla prima categoria appartiene sicuramente Rolling Stone Magazine [14] che attribuisce al lavoro della band irlandese addirittura cinque stelle definendolo, come la Venegoni, <<l'album migliore, in termini di esplorazioni testuali e tenace tensione melodica, dai tempi di Achtung Baby>>.  Secondo RS l'album, il cui filo conduttore è <<Bono che “canta del canto” >>, rivela sé stesso pian piano, attraverso <<gesti temperati e ritmo misurato>> e  in alcune canzoni è un tributo di Bono ai suoi compagni di avventura senza i quali lui non sarebbe in grado di perseguire la sua visione.

Il giudizio di Jeff Jensen su Entertainment Weekly [15] è decisamente positivo e sebbene il giornalista lanci un grido d'allarme molto forte << pericolo, pericolo, gli U2 stanno ancora sperimentando>>, la salvezza è garantita dalla vicinanza con Achtung Baby. <<No Line on the Horizon non rappresenta alcuna evoluzione radicale del rock & roll e neppure degli U2.  Il sound del nuovo album è rintracciabile sia in Zooropa sia in Pop. La differenza è che adesso la band non sembra persa in mezzo ad esso>>.  Tra accenni alla crisi economica e al pericolo di una pendemia globale il disco offre <<idealismo,  unito a un nuovo atteggiamento e alla solita vecchia “grazia” che caratterizza gli U2>>. Un mix, che secondo Jensen, il gruppo non dovrebbe lasciar perdere.

La recensione di Jonathan Cohen su Billboard [16] si risolve in poche righe capaci comunque di riconoscere alla band irlandese di essere riuscita a mescolare <<rock viscerale e intriganti sperimentazioni stilistiche. Per digerire questo mix è necessario del tempo anche se i momenti migliori dell'album offrono, invece, immediatezza>>.

Passando ai commenti meno generosi, Alexis Petridis (The Guardian) [17] dipinge la band alla disperata ricerca di conferme dopo il calo nelle vendite degli ultimi lavori e descrive No Line On The Horizon come <<confuso e disorientante, un lavoro che non si capisce se sia ironico o sincero, sperimentale o conservativo e nel tentativo di essere tutti questi elementi insieme per piacere a tutti  produce risultati inevitabilmente contrastanti>>.  La conclusione, poi, è tagliente: <<Probabilmente l'album garantirà la vincita di numerosi dischi di platino, che daranno fiducia alla band per il futuro. Uno dei privilegi di vivere nel rarefatto mondo delle celebrità rock è che c'è sempre una seconda opportunità>>.

Steven Hyden su The Onion, A.V. Club [18] è ancora più critico, affermando che <<ci sono voluti cinque anni, quattro studi di registrazione e tre produttori superstar per creare No Line On The Horizon, il che fa sorgere la domanda “perchè è così difficile fare un disco degli U2“?>> . La risposta è presto data: la band deve “riprendersi” da un decennio principalmente dedicato alla creazione di pezzi ideali per l'Ipod e da concerti fatti su misura per gli intervalli del Superbowl. Per questa ragione Hyden dice che Bono sembra <<particolarmente distratto, cantando testi stupidi a squarciagola >>. Insomma, No Line On The Horizone risulta <<incompleto, addirittura a “mezza cottura” e un'accozzaglia di idee non sviluppate che non hanno mai arritato l'attenzione della band >>.

Contrastanti anche i giudizi sui quotidiani francesi. Olivier Nuc, Le Figaro [19] osanna la scelta della band di <<abbandonare gli inni confezionati per gli stadi a favore delle atmosfere delle loro migliori canzoni>>.

Di parere opposo invece Sylvain Sinclier su Le Monde [20]  che liquida il nuovo lavoro degli U2 con un lapidario <<No Line On The Horizon non lascerà alcun ricordo emozionante nè nella storia degli U2 nè in quella del rock in generale>>.

Non vi curate di noi e ascoltate!
Lisa Shannon e Ciro Ardiglione

genere: rock
U2
No Line On The Horizon
etichetta: Universal
data di pubblicazione: 27 febbraio 2009
brani: 11
durata: 60:43
cd: singolo

[1] Rubin tra gli altri ha lavorato con Johnny Cash, i Red Hot Chili Peppers, i System of a Down e i Metallica per l'ultimo Death Magnetic
[2] Brian Hiatt, “Bono è un problema”, Rolling Stone, febbraio 2009, pag. 23
[3] Craig McLean, xL marzo 2009, pag. 56-59; da Q Magazine nella traduzione di Emilia Benghi. Nell'intervista a The Edge parla della sua esperienza con Jimmy Page e Jack White, dei suoi chitarristi preferiti (Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs innanzitutto o dei Flee Foxes per come usano il plettro sulla chitarra acustica) ma anche del suo essere poco interessato alla celebrità e all'essere su tutti i media
[4] Cristian Zingales, BLOW.UP, marzo 2009, pag. 73
[5] Luca De Gennaro, “La formula è salva”, Rolling Stone, marzo 2009, pag. 157
[6] Maurizio Zoja, www.delrock.it, 27 febbraio 2009
[7] Massimo Garofano, www.rockshock.it, 22 febbraio 2009
[8] Paolo Pontini, www.storiadellamusica.it, marzo 2009
[9] Mino Speranza, www.indie-rock.it
[10] Riccardo Bertoncelli, xL, marzo 2009, pag. 168
[11] Flaviano De Luca, “Orizzonte onirico per il ritorno U2“, Il Manifesto 25.02.2009
[12] Marinella Venegoni, “U2, No Line on The Horizon: wow
Ritorno al futuro, Bono superlativo”
, www.lastampa.it, 23/2/2009
[13] Ernesto Assante, “Elettronica e ritmi arabi i nuovi U2 tornano al top”, La Repubblica, 23 febbraio 2009
[14] www.rollingstone.com
[15] www.ew.com
[16] www.billboard.com
[17] www.guardian.co.uk
[18] www. avclub.com
[19] www.lefigaro.fr
[20] www.lemonde.fr

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