Ucraina: attrice protagonista o comparsa nella disputa Russia-UE?

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Mentre le istituzioni e la moneta  dell'Europa si allontanano sempre più dalla considerazione dei cittadini dell'Unione, in si manifesta duramente per poter entrare, almeno in prospettiva, in Europa.
Sembra un comportamento bizzarro di fronte alla perdita di credibilità ma, evidentemente, come già successo per  la Serbia che ha di fatto rinunciato al Kosovo e per la Turchia che nonostante dinieghi difficilmente comprensibili continua a provarci, le ragioni per la firma di un Accordo con Bruxelles non sono marginali.
La situazione si è ingarbugliata per gli ( , di Putin e i potentati economici locali), per il tentativo dei sostenitori dell'ex premier di farla uscire di prigione-ospedale in cui è ricoverata e per il comportamento ondivago del presidente . Quest'ultimo prova a trarre il maggior beneficio per il suo paese?
A Vilnius in Lituania il 28 e 29 novembre si terrà il vertice europeo della Eastern Partnership che avrebbe dovuto veder siglato l'  (AA) ed il Deep and Comprehensive Free Trade Agreement (DCFTA) che avrebbero consentito all'Ucraina di far parte dello spazio di influenza europea e avrebbe sancito l'avvio definitivo della trafila per entrare nell'Unione. L'inviato Ue per l'Ucraina, Aleksander Kwasniewski, ha confermato qualche giorno fa  che non ci sarà nessuna firma anche se José Manuel Barroso e Herman Van Rompuy in una dichiarazione congiunta, deplorando le «posizioni e le azioni russe» ha sostenuto che l'offerta di accordo della Ue all'Ucraina «è sempre sul tavolo» ed è «il miglior sostegno possibile per la situazione economica ucraina».

Per l'Europa la questione cardine resta la concessione all'ex premier Yulia Tymoshenko, del trasferimento in Germania per motivi di salute. I vertici europei considerano la carcerazione di fatto una condanna politica inaccettabile per gli standard delle democrazie occidentali. Per ora nessuna proposta di legge in questa direzione.
L'allargamento dell'Unione è comunque un altro passaggio importante, nonché prestigioso, per una diplomazia europea che continua a perdere colpi. L'ampliamento del libero scambio all'Ucraina sarebbe un altro tassello per le multinazionali e le istituzioni finanziarie verso un maggiore controllo delle economie con l'effetto collaterale di un'ulteriore barriera all'espansione della potenza economica e politica di Mosca.
In cambio arriverebbero una notevole quantità di finanziamenti e sostegni economici utili per affrontare la crisi economica ucraina. Ma come ben sanno molti paesi europei quelle disponibilità saranno tali a patto di realizzare le cosiddette riforme e gli aggiustamenti di bilancio che tanti danni hanno provocato.

La Russia non si è tirata indietro nel fronteggiare l'Europa per mantenere nella sua orbita l'Ucraina. Se è vero che gli scambi commerciali con l'ex alleato sono molto diminuiti e superati da quelli con l'Ue (nel 2012 37,7 miliardi di euro vs 24,1 miliardi con la Russia), Kiev importa gas russo per circa 40 miliardi di metri cubi all'anno. E se riuscissero a pagare meno di quanto attualmente previsto sarebbe una boccata d'ossigeno per le finanze ucraine. Un buon argomento per accettare l'invito russo ad aderire all'Unione Euroasiatica cui già partecipano Bielorussia e Kazakistan.
La Russia in questi mesi ha provato anche con altri “argomenti” e vere e proprie pressioni psicologiche come l'allarme sui prezzi con l'arrivo dell'euro e sulla legalizzazione delle unioni omosessuali. «Ecco alcuni dei messaggi contenuti nei manifesti con cui il movimento politico extraparlamentare “Scelta ucraina” (“Ukrains'kyj vybir”, “Ukrainskij vybor”) ha riempito le strade di Kiev e soprattutto la metropolitana della capitale ucraina. E dietro 'Scelta ucraina' c'è un putiniano doc: Viktor Medvedchuk, amico intimo del presidente russo (padrino al battesimo della figlia)» [1].
Per non parlare di alcune trasmissioni russe che hanno parlato di bancarotta in caso di accordo con l'Unione o peggio ancora il filo spinato comparso al confine, fino a oggi completamente aperto, tra i due Paesi. «Il ministro degli Esteri Lavrov ha già promesso che in caso di firma dell'accordo con l'Ue gli ucraini e i russi dovranno dotarsi di passaporti e attraversare check-point. Finora non si parla di visti, ma per decine di milioni di russi e ucraini che vivono, lavorano, si sposano, hanno amici o più banalmente vanno a fare la spesa nel Paese vicino diventa un dramma» [2].
Oggi nella conferenza stampa con Letta, alla fine della sua visita in Italia, Putin ha detto chiaramente che in caso di  accordo con l'Unione verrà disdetto l'accordo commerciale con l'Ucraina e ha ricordato che Kiev a 30 miliardi di dollari di debito con la Russia. Questioni economiche o pressioni, se non addirittura ricatti, hanno fatto fare un passo indietro verso l'entrata in Europa.

Al di là di tutto sembra che Yanukonich voglia provare a sfruttare questa situazione di mezzo per arrivare al maggior numero di vantaggi concreti che sia risparmi sulla bolletta energetica o finanziamenti per lo sviluppo. Alla Russia sta opponendo anche un piano energia che diminuirà nel tempo la sua dipendenza e all'Europa il premier ucraino Mikola in un'intervista ha dichiarato:  «ci è stato detto che l'Ucraina poteva contare su un miliardo di euro. Un miliardo di euro non è nulla. Si può dire che sia un'offerta a un mendicante», quantificando in circa 160 miliardi di euro gli investimenti necessari all'Ucraina per adottare gli standard europei »[3].

Un'ultima considerazione a proposito delle scelte da adottare e degli interessi in ballo. L'oligarchia economica che domina il paese e cresciuta con l'interscambio con i paesi europei sembra appunto propensa all'Unione europea. Molti di questi sono finanziatori del presidente e come Borys Kolesnykov e Renat Akhmetov sono in Parlamento con il Partito delle Regioni. Essere parte dell'Europa potrebbe comportare che gli oligarchi ucraini, «finora, […] considerati dei mafiosi in Europa», possano essere accettati nel salotto buono. Inoltre vi è anche la loro convinzione che possano affermarsi valori come «il rispetto del rivale politico, la non eliminazione fisica o giudiziaria dell'avversario elettorale, e soprattutto il non accanimento selettivo contro le attività imprenditoriali di chi è stato sconfitto politicamente» mettendo fine alla guerra tra di loro e diversamente da quanto accaduto negli ultimi vent'anni [4].
Un intreccio difficile da districare, ma sempre fortemente ancorato a questioni economico finanziarie.

Pasquale Esposito

[1] Giovanni Bensi, “UCRAINA: Mosca alza la posta contro l'UE. E riparte la disputa sul gas”, www.eastjournal.net, 11 novembre
[2] “Ucraina-Russia. lo scontro frontale”, www.lastampa.it, 13 novembre 2013
[3] “Ucraina: continuano proteste manifestanti pro-Ue”, www.ansa.it, 26 novembre 2013
[4] Pietro Rizzi, “UCRAINA: Anche gli oligarchi preferiscono l'UE”, www.eastjournal.net, 9 ottobre 2013.

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