
Il post elezioni in Uganda resta ancora molto problematico. Non sono per gli episodi di sangue e le contestazioni in campagna elettorale e nello svolgimento delle stesse elezioni, ma ora anche per l'intervento dell'ambasciatrice USA, Natalia E. Brown. Infatti, l'ambasciatrice è stata bloccata nel tentativo di far visita al deputato Bobi Wine, sfidante sconfitto alle elezioni presidenziali, agli arresti domiciliari per verificarne le sue condizioni di salute e accertarsi «se davvero gli viene impedito di uscire di casa».
La reazione del governo ugandese è stata immediata e dura accusando gli Stati Uniti di ingerenze e di aver tentato di sabotare il risultato elettorale. Gli Stati Uniti, e altri paesi occidentali, erano già intervenuti prima del voto per quello che stava accadendo. Forse c'era già aria nuova a Washington visto che il presidente Yoweri Museveni è un estimatore di Trump?
Sta di fatto che questo confronto è anomalo visto che l'Uganda è uno stretto alleato degli USA che come spiega Kristof Tetica, professore di Sviluppo internazionale all'Università di Anversa,
“sono stati un alleato chiave dell'Uganda. In media sostengono l'Uganda con 970 milioni di dollari all'anno, hanno dato supporto militare. Il paese è visto come una fonte chiave di stabilità nella regione, e questo ha dato all'Uganda un margine di manovra per illegalità come la corruzione”. [1]
Robert Kyangulanyi, il vero nome di Bobi Wine, 38 anni e vera pop star tra i giovani in Uganda ha avuto l'ardire di sfidare il presidente Yoweri Museveni, al suo sesto mandato, che detiene un potere assoluto da oramai 36 anni. Bobi Wine aveva immediatamente contestato il risultato delle elezioni insieme a tutte le opposizioni parlando di schede pre-compilate, elettori con solo schede per le legislative e osservatori del suo partito, a volte cacciati dai seggi elettorali [2].
Le elezioni presidenziali dello scorso 14 gennaio hanno visto prevalere Museveni, con il 58,6% dei voti contro il 34,8% di Bobi Wine. Museveni, come accade sempre più spesso in giro per il mondo, aveva cambiato la Costituzione nel 2005 rimuovendo il limite di due mandati e nel 2017 rimuovendo quello dell'età allora fissato a 75 anni.
Gli aventi diritto erano 18,103,603 e l'affluenza ai 34,684 seggi è stata del 57,22% in un clima di altissima tensione e con poliziotti anti sommossa e militari schierati soprattutto nella capitale Kampala.
“La violenza ha punteggiato la campagna: arresti di oppositori, lacrimogeni e talvolta proiettili veri contro i loro sostenitori. A novembre, almeno 54 persone sono state uccise dalla polizia in scontri innescati dall'ennesimo arresto di Bobi Wine.” [3].
La preoccupazione che Bobi Wine e il suo partito Piattaforma di Unità Nazionale potesse conquistare la presidenza era fondata perché Wine è molto popolare tra i giovani in una nazione con i tre quarti della sua popolazione sotto i trent'anni, anche se l'opposizione si è presentata molto divisa con altri nove candidati, Le elezioni sembra essere state anche uno scontro generazionale.
Proprio per combattere i giovani la repressione si è allargata a quella on line, una politica
“diventata un luogo comune in Africa negli ultimi anni. Quasi una banalità. Almeno 15 paesi africani hanno limitato o tagliato l'accesso ai social network durante proteste o elezioni dal 2015.” [4]
Per i 20 milioni di utenti internet (metà della popolazione) non ‘è stato molto da fare dal 13 gennaio quando ne è stato bloccato l'accesso per poi essere parzialmente ripristinato mentre il portavoce del governo Ofwono Opondo consigliava agli utenti
“in particolare quelli dell'opposizione, di non usarlo per promuovere propaganda di odio, minacce, intimidazioni come abbiamo chiesto prima [del blocco, ndr]”. [5]
Pasquale Esposito
[1] “Uganda accuses US of ‘subverting' presidential election”, https://www.aljazeera.com/news/2021/1/19/uganda-accuses-us-of-subversion-after-envoy-tries-to-visit-wine, 19 gennaio 2021
[2] Uganda: Yoweri Museveni rieletto per un sesto mandato, https://www.jeuneafrique.com/1106010/politique/ouganda-yoweri-museveni-reelu-pour-un-sixieme-mandat/, 16 gennaio 2021
[3] Ugandesi alle urne per un duello presidenziale sotto pressione, https://www.jeuneafrique.com/1104588/politique/les-ougandais-aux-urnes-pour-un-duel-presidentiel-sous-tension/, 14 gennaio 2021
[4]Marie de Vérges, https://www.lemonde.fr/idees/article/2021/01/20/attractif-pour-les-regimes-africains-peu-soucieux-de-la-liberte-d-expression-le-verrouillage-d-internet-a-aussi-un-cout_6066874_3232.html, 20 gennaio 2021
[5] “Uganda: Bobi Wine ancora agli arresti domiciliari, internet parzialmente ripristinato”, https://www.jeuneafrique.com/1106713/politique/ouganda-bobi-wine-toujours-assigne-a-residence-internet-partiellement-retabli/, 18 gennaio 2021
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