Ukiyu-e di Sidi Larbi Chercaui. Immagini da un mondo fluttuante

Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui. Foto Piero Tauro

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È fluttuante il mondo dipinto da Sidi Larbi Chercaui con il suo Ukiyu-e, spettacolo che, a vent'anni dalla sua prima presenza al Roma Europa Festival (REF 2023), quest'anno ne apre la 38 esima edizione. Per un'ora abbondante il corpo di ballo, costituito da ben 22 danzatori, del Ballet du Grand Théâtre de Genève, di cui Chercaui è direttore, ipnotizza il pubblico con una fortemente gestuale, ove la dimensione individuale dialoga con quella corale, in un'alternanza di movimenti intimi ed essenziali e passaggi esplosivi e totali.

Ukiyu-e, come ha sottolineato Chercaui in conferenza stampa, non è uno spettacolo sul Giappone ma piuttosto suggestionato dal Giappone, nella misura in cui i rimandi alla cultura nipponica passano attraverso il filtro della sensibilità dell'autore che ne restituisce alcuni tratti, come la tenacia e la perseveranza, particolarmente significativi per la sua crescita personale. L'influsso giapponese, mai didascalico ma sempre “sporcato” dagli elementi originali di Chercaui, emerge soprattutto nel suono e nei costumi. Nello specifico, la musica, caratterizzata dalla fusione tra le composizioni originali di Szymon Brzóska, complesse ma dal tenore classico, e Alexandre Dai Castaing, futuristiche ma ispirate alla natura, con le composizioni tradizionali del repertorio Taiko, eseguite da Shogo Yoshii, costituisce l'ossatura drammaturgica dello spettacolo. I costumi di Yuima Nakazati, nel loro graduale venir meno, rafforzano il valore concettuale di Ukiyu-e, accompagnando visivamente la metamorfosi dei protagonisti verso la conoscenza del proprio io più profondo.

Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui
Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui. Foto Piero Tauro

Ukiyu-e  è uno spettacolo fatto da esseri umani, che intende metterne al centro l'umanità. Per questo, Sidi Larbi Chercaui, nel delineare la coreografia ha lasciato i danzatori liberi di esprimere se stessi, forte del fatto che il suo predecessore al Grand Théâtre de Genève, Philippe Cohen, aveva già operato la transizione dal balletto classico alla danza contemporanea, ponendo il corpo di ballo in linea con il sentire di Chercaui e il nostro tempo.

Un'aura di sospensione e indeterminatezza caratterizza tutto lo spettacolo, i cui protagonisti, si muovono, fluttuando, in una duplice dimensione orizzontale e verticale, apparentemente senza andare da nessuna parte ma, in realtà, compiendo un percorso di evoluzione interiore. Questo moto perpetuo, in continua ebollizione, tra momenti di quiete ed altri di tempesta, viene amplificato dall'efficace – quanto minimale – scenografia, realizzata con Alexander Dodge e costituita da due scale di legno, dal carattere evidentemente escheriano, su cui i danzatori si muovono e che, a loro volta, muovono. Le scale diventano trampolini, metafora di barche sospese in un continuo divenire, che traghettano i danzatori, come se fossero anime di un purgatorio dantesco, sipari dietro cui nascondersi e da cui rivelarsi.

Lo spettacolo respira e tutti gli elementi risuonano tra loro, legati in maniera ancor più salda dal poema di Kea Tempest che ne rivela le intenzioni, sottolineando la necessità di trovare o quantomeno cercare se stessi in questo incessante fluire. Come anticipato, se da una parte Ukiyu-e mette al centro la dimensione umana, dall'altra la sfida che si pone Chercaui va ben oltre, ed è quelle di trasmettere un sentimento di dolcezza non inteso come un atteggiamento banale o melenso ma, bensì, come un'affettività profonda per l'altro da sé. Sfida che l'autore supera brillantemente attraverso il concetto di fiducia che viene concretamente agito sul palco dai danzatori nel loro lanciarsi nel vuoto senza alcun apparato di protezione ma soltanto con la certezza dei loro compagni. In quest'ottica, il messaggio di Ukiyu-E si arricchisce di ulteriore spessore, nella misura in cui l'obiettivo non è solo cercare se stessi, ma farlo nel rapporto con gli altri, conditio sine qua non per la costruzione di un'identità personale sana e veramente libera.

Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui
Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui. Foto Piero Tauro

E se il tema di questo REF2023 è Geografie del nostro tempo, il direttore generale e artistico Fabrizio Grifasi non poteva fare di meglio se non scegliere come spettacolo di apertura Ukiyu-e che si può leggere come un inno al viaggio, alla scoperta dello sconosciuto, nel rispetto del diverso, come dimensione indispensabile per lo sviluppo e la conoscenza del proprio essere. Unico neo? La durata, forse per la forza e l'intensità dei contenuti, se fosse stato un tantino più breve avrebbe mantenuto e concentrato maggiormente l'efficacia del messaggio.

Ludovica Palmieri

Ukiyu-e
Ballet du Grand Théâtre de Genève Direzione generale: Aviel Cahn
Direzione della coreografia: Sidi Larbi Cherkaoui
Partner del Ballet du Grand Théâtre: Indosuez Wealthmanagement
Coreografia: Sidi LarbiCherkaoui
Scenografia: Alexander Dodge
Luci: Dominique Drillot
Costumi: Yuima Nakazato
Drammaturgia: Igor Cardellini
Musica: Szymon Brzóska e Alexandre Dai Castaing

Nuova Creazione. Première al Genève en novembre 2022 / Coprodotto con La Maison de la Danse de Lyon,Biennale de la danse deLyon 2023 e Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura

 

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