
Fino allo scorso anno, di questi tempi avremmo assistito alla chiusura dei campionati di calcio un po’ ovunque, per tutte le categorie, per tutti i palati. Qualche finale di stagione emozionante, altri decisamente più noiosi e scontati, sempre a seconda della posizione di classifica definitiva anelata al momento del kick-off. E così, mentre qualcuno festeggiava la vittoria finale, altri potevano ritrovarsi a piangere magari per una retrocessione inattesa.
Oggi, alla fine di maggio, assistiamo invece all’ennesimo sconvolgimento provocato dall’epidemia. Certo, si tratta di una inezia rispetto alle terribili vicende che, globalmente, abbiamo vissuto. Però è senz’altro una novità: la ripresa dei campionati attraverso l’assegnazione delle date ufficiali. A conferma di quanto il calcio non sia in realtà per niente una cosa “da poco”, ci sono i titoloni dei giornali-tutti, TV, carta stampa, web. Soprattutto c’è stato, in molti Paesi, il forte e insistito intervento, nonché il vivissimo interessamento della politica e dei Governi.
Del resto il calcio, con tutto il suo sconfinato perimetro affaristico e “di mercato”, è una delle più fiorenti sotto-economie mondiali. A cominciare dagli inestimabili investimenti televisivi, fino ad arrivare al giro enorme di tutto il merchandising legato alle squadre, veramente ad ogni latitudine: ovviamente le divise delle squadre, ma anche tutta una serie dei più curiosi gadgets, ovvero ammennicoli che non servono assolutamente a nulla, se non a dimostrare al proprio vicino quanto sia vissuta intensamente la propria passione di tifoso.
Far riprendere oggi, in condizioni di perpetrata allerta ed emergenza sanitaria, la tanto amata “pedata”, comporta sicuramente una serie di rischi che, forse, non sono stati poi neanche così ben calcolati. E tanti sono ancora oggi i nodi da sciogliere. Innanzitutto per i diretti interessati, non solo i calciatori, bensì tutti gli addetti che fanno parte dell’organico di una squadra. Questi infatti dovranno vivere in una sorta di bolla antisettica rotolante per evitare di contagiarsi e contagiare e, considerata la particolare aggressività del virus, restare in uno stato di allerta fisica e sociale perpetua.
Ci sono poi i tifosi che, sebbene sia stato ripetuto da ogni dove (e lo sarà ancora) di evitare ogni sorta di aggregazione collettiva, troveranno sicuramente il modo per riprodurre copiose adunate “di curva”, dal momento che gli spalti per un bel po’ di tempo resteranno vuoti.
Insomma, calcolati o no questi rischi, nelle ultime ore abbiamo un po’ di date ufficiali, stabilite al netto di una eventuale, scongiuratissima nuova risalita dei contagi.
La Liga spagnola ripartirà l’8 giugno, la Premier League inglese il 17, la nostra Serie A il 20, con un antipasto veloce a base di Coppa Italia, che il 13 giugno concluderà le semifinali con il ritorno, per giocare quindi la finale il 17. Si vanno aggiungere alla Bundesliga, ripartita con sorprendente anticipo già da un paio di settimane. Tra i cinque campionati europei considerati “top” resta fuori clamorosamente la Ligue 1 francese che, forse un po’ troppo frettolosamente, aveva deciso di porre fine alle competizioni, congelando la classifica finale.
La ripresa della stagione, in questo inevitabilmente veloce finale, comporterà un tour de force notevole. Una serie continua di partite senza soluzione di continuità. L’obbiettivo e finire almeno per l’inizio di agosto, dopodiché ci sarà un altro finale di stagione acceleratissimo: quello delle coppe europee. Il tutto per garantire l’arrivederci e, è proprio il caso di dire, “grazie” e il “rompete le righe”. Ma per quanto tempo? Facendo due conti, sembrerebbe per pochissimo. Infatti, sempre dando per scontato il regolare svolgimento anche della stagione successiva, 2020-21, la ripresa sarebbe praticamente attaccata al gran finale. Almeno per le squadre impegnate nelle coppe. Se tutto dovesse andare secondo il calendario elaborato dalle varie federazioni nazionali e dalla UEFA, l’inizio della stagione dovrebbe garantire una certa continuità di date. Fatta eccezione sempre per le competizioni europee, il cui inizio dovrebbe slittare a metà ottobre.
Insomma, per tutti gli orfani temporanei del calcio super professionistico, l’attesa della tanta agognata resurrezione di Eupalla, per citare il grande Gianni Brera, sembrerebbe non solo finita, ma anche promettere una tremenda indigestione. A porte chiuse, ma garantita dalla presenza omnia delle televisioni.
C’è da essere contenti? È difficile da sapere perché naturalmente ciascuno nutre sentimenti e detiene opinioni differenti. Sicuramente c’è da constatare che la cura, messa a disposizione da più parti, verso lo sport professionistico, non si è vista e non si vedrà nel vastissimo mondo dei dilettanti. Si tratta, ovviamente, di scelte economiche che vanno a toccare le corde di grandi interessi. Agli umili e un po’ consapevolmente beceri tifosi resta la curiosità dell’attesa di un contesto comunque nuovo e insolito, così come la speranza di rimediare a una estate calda e particolarmente noiosa. Sempre con l’augurio che si lasci il terribile periodo trascorso alle spalle, nell’alveo dei peggiori incubi. E forse anche il sogno di nuove “notti magiche” potrà essere d’aiuto.
Cristiano Roccheggiani
la foto di copertina è di Diego Gonzales
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