Un ricordo di Marcello Cini

fisica meccanica quantistica
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Il 29 Luglio 1923, nasceva a Firenze . Attivo politicamente sin dal dopoguerra, dopo l'impiego da ingegnere in una fabbrica piemontese è stato professore di Fisica prima all'Università di Catania e poi alla Sapienza di Roma (dal 1957 chiamato da E. Amaldi.

Cofondatore de il manifesto (e per questo radiato dal Partito Comunista nel 1970), pur senza abbandonare la ricerca sulla meccanica quantistica e sui processi stocastici a partire dagli anni Settanta, il professor Cini ha scritto di storia della scienza e di responsabilità sociale degli scienziati: nel libro collettaneo L'ape e l'architetto (1976) ha criticato l'egemone concezione della neutralità della scienza, estendendo il principio di relatività al concetto di verità scientifica.

Negli ultimi anni si è concentrato su problematiche ambientali e ha sostenuto il ricorso al “principio di precauzione” nelle ricerche sugli OGM. Nel 2007 è stato autore della lettera aperta indirizzata al Rettore della Sapienza, con cui ha chiesto l'annullamento della lectio magistralis di Benedetto XVI (che a suo parere avrebbe offuscato la laicità dell'istituzione universitaria). Cini è stato tra i fondatori dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e viene annoverato tra i padri dell'ambientalismo scientifico in Italia.

A novant'anni dalla nascita e a undici dalla morte, avvenuta a Roma nel 2012, nell'Italia attuale, politicamente incapace o del tutto svogliata nel confermare valore a chi ha contribuito, con infaticabile dedizione, a difendere la ricerca scientifica dal potere economico, che è dedito a fagocitarla e a strumentalizzare il sapere tecnico, è utile riproporre la sua figura per l'esemplare rigore del pensiero e l'inimitabile morale.
Marcello Cini, infatti, è stato un uomo sempre libero nell'elaborazione delle riflessioni ed innovativo nelle idee. Un vero maestro nell'ambito professionale e, in modo del tutto originale, un generoso intellettuale che sapeva partecipare al discorso pubblico con approfondita attenzione alle questioni di rilevanza sociale. Uno scienziato che non ha mai smarrito l'interesse ad indagare il mondo fisico con sguardo indipendente e ad esercitare la curiosità, fattore decisivo per evitare autoimprigionamenti ideologici.

Tra i fondatori dell'”ambientalismo scientifico“, è riuscito a spiegare bene il legame strutturale sussistente tra scienza e società.

L'ape e l'architettoIn particolare, L'Ape e l'Architetto, con l'appropriato sottotitolo Paradigmi scientifici e materialismo storico, pubblicato nel 1976, per i tipi di Feltrinelli, a firma di altri tre fisici teorici oltre a lui dell'istituto Enrico Fermi dell'Università La Sapienza di Roma: Giovanni Ciccotti, Michelangelo de Maria e Giovanni Jona-Lasinio, avvia un serio dibattito, non solo interno alla comunità scientifica internazionale, bensì con intensa partecipazione, sollecita la società civile, sui nessi sussistenti tra teorie e prassi scientifiche ed Istituzioni sociali e potere economico e politico. Il libro cagiona immediatamente un vivido contraccolpo dei diversi interlocutori coinvolti nella riflessione poco ortodossa che gli autori espongono in modo criticamente convincente.

Il tema è quello del rapporto tra l'evoluzione della conoscenza scientifica e il “tessuto sociale circostante” a pochi anni dal biennio '68-'69, abbattendo il tabù riguardante una presunta distanza tra teorie socio-economiche e scienza, sollecitando quest'ultima a non essere asservita ai preponderanti interessi aziendali, essendo democratiche  – la ragione e la scienza – perché chiare e attingibili a tutti e quindi avulse da ogni manipolazione utilitaristica e profittevole e configurantesi come strumenti a tutela dei “beni comuni”.

Il volume, nella prima edizione, era composto da differenti saggi sulla storia della scienza, sulle sue diverse ideologie, su scientismo e meccanicismo, sul «valore-lavoro come categoria scientifica» e soprattutto sulla «produzione della scienza nella società capitalistica avanzata» ed altro ancora: conteneva richiami alle idee del comunismo, ma senza alcuna simpatia per la versione dell'Urss; le argomentazioni sostenevano il grande interrogativo sulla storicizzazione della scienza attinente a un aspetto problematico chiamato “sottodeterminazione della teoria”.

«L'Ape e l'architetto», tra l'altro tornato successivamente nelle librerie in una coedizione fra Università Bicocca e Franco Angeli editore (giunto a 300 pagine) che include le riflessioni dei quattro autori integrate da saggi di Arianna Borrelli, Marco Lippi, Dario Narducci e . viaggiava parallelamente, per così dire, alle concezioni epistemologiche di Thomas Kuhn, , Imre Lakatos, . con un respiro problematico che arricchiva euristicamente i sottostanti elementi tecnico-scientifici, presenti  nel discorso proposto dai saggi,

La configurazione dialogica tra scienza e società e l'intrinseca problematicità è ben rappresentato da un significativo passo del libro, quello in cui Marcello Cini inserisce un suo intervento risalente a otto anni prima, al 1968, prevedendo e anticipando lo sviluppo di personal computer e dell'informatica, alludendo agli aspetti critici del loro utilizzo acritico:

«Io sono abbastanza convinto che nei prossimi venti o trenta anni avremo uno sviluppo dell'industria dei calcolatori derivante dall'aumento del consumo privato del calcolatore, esattamente analogo a quello che è stato il consumo privato dell'automobile […]. Questo sviluppo introdurrà forme di selezione ulteriore, di asservimento ulteriore, di competizione ulteriore, di imprigionamento dell'uomo in una logica sempre più inesorabile, dovute soprattutto al consumo privato. È chiaro che questa è un'industria che, se dal punto di vista economico può veramente dare uno sviluppo al sistema del tutto analogo a quello della motorizzazione privata, si presta a dare al singolo un consumo che lo asservisce, lo narcotizza, lo droga».

Ulteriore apporto è anche l'evidenziazione critica sul profitto che il capitalismo estrae ed estrarrà dalle merci immateriali. Se è vero che già in quegli anni, negli Stati Uniti, le ricerche finanziate dai privati superavano per la prima volta quelle foraggiate da fondi federali, è però solo nel 1980 che il mercato si imporrà davvero come terzo protagonista nel dialogo tra scienza e società.

Il lascito importante, attualmente accantonato da chi confonde il discorso scientifico con la statistica e il calcolo matematico o con la “tecnica”, con lo scientismo, è, invece, l'interesse per le molte dimensioni della ricerca scientifica, per quella inter-transdisciplinarità nella quale risiede il sapere autentico, essendo armai acclarato che le iperspecializzazioni ed atomizzazioni della fenomenologia naturale e/o sociale sono, di fatto, delle mutilazioni della conoscenza umana.

In questo Marcello Cini è stato un iniziatore di un percorso che ha interessato e responsabilizzato alcuni ricercatori di diverse generazioni, corroborando la fondamentale opera di “demistificazione della non neutralità della scienza” che trova consono quanto sostenuto sulle ‘ragioni' dell'impresa scientifica, su cosa essa riserva all'umanità, con l'effervescenza tecnica che sconvolge abitudini e pregiudizi, tutti temi contenuti nel volume di Ludovico Geymonat e , Le ragioni della scienza (Editori Laterza, 1986).

Risposte non concordi e tranquillizzanti, ma generate dal razionalismo “dialettico” di Geymonat e dall'empirismo “libertario” di Giorello, nella convinzione che li accomuna a Cini, che solo il “conflitto sia l'arbitrio di tutte le cose”, parafrasi del pensiero eràcliteo secondo il quale «pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi».

Giovanni Dursi

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