Una negoziazione impossibile tra Corea del Nord e USA?

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La tensione resta alta tra e , ma il presidente sudcoreano , eletto qualche mese fa, continua nella sua politica di distensione assicurando che «non ci sarà nessuna guerra sulla penisola coreana, nonostante l'esacerbarsi delle tensioni per i programmi nucleare e missilistico nordcoreano» [1]. Moon Jae-in nel suo programma elettorale aveva promesso una riapertura delle relazioni con la leadership del nord.
Ma da settimane di guerra oramai si parla apertamente, «la recente escalation vede da un lato aumentare la pressione statunitense sul regime coreano, con minacce, sanzioni economiche dal duro impatto, esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud e voli di bombardieri atomici nei cieli di Corea. Dall'altro Pyongyang prosegue, e anzi intensifica, i propri sforzi non solo per avere armi atomiche ma soprattutto per avere adeguati vettori balistici su cui poterle montare e rendere effettiva la minaccia di azioni o ritorsioni nucleari» [2].

L'ultima vetta di questa salita verso l'inferno sono le dichiarazioni sulla possibilità di colpire, con missili, la piccola isola statunitense di Guam nel Pacifico. Il leader della Corea del Nord, ha allertato le forze armate anche se poi ha fatto un passo indietro affermando: «Prima di lanciare i nostri missili, voglio osservare ancora un po' il folle comportamento degli americani». La posizione degli USA è stata chiarita dal segretario alla Difesa: «se sparassero contro gli Stati Uniti, questo potrebbe portare alla guerra molto velocemente».
Secondo quanto citato dall'agenzia di Stato Kcna, Kim avrebbe precisato che «per disinnescare le tensioni e prevenire il pericoloso conflitto militare nella penisola coreana è necessario che gli Stati Uniti facciano innanzitutto scelte adeguate e le traducano in azioni, in quanto hanno compiuto una provocazione con l'introduzione di enormi attrezzature strategiche nucleari in prossimità della penisola» [3].
E a poco serviranno le bellicose espressioni usate dal presidente Trump come in occasione del ricordo dell'olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki quando ha irresponsabilmente promesso «fuoco e furore, come il mondo non l'ha mai visto finora».

La sopravvivenza della Repubblica popolare democratica di Corea (RPDC) e del suo regime oramai hanno «fatto della bomba atomica un'assicurazione vitale contro tutte le ingerenze straniere in generale, americana in particolare. E brandisco l'esempio dell'Irak o della Libia. Pyongyang, che ha conosciuto la potenza di fuoco degli Stati uniti con la guerra di Corea (1950-1953), è convinta che l'Iran ha evitato un'invasione di truppe occidentali grazie al suo programma nucleare. Dunque non è più, come ai tempi del padre o del nonno, di negoziare il congelamento del programma militare in cambio di cibo. Kim Jong-un, che pensa che il suo fratello nemico del Sud sia troppo dipendente da Washington per avere una politica autonoma, vuole ottenere l'apertura di negoziati diretti con gli Stati Uniti per un reale riconoscimento. Ricordiamoci che non c'è tuttora un trattato di pace dal 1953» [4].
Non dimentichiamo nemmeno che non tutti gli esperti sono sicuri delle capacità “balistico-nucleari” delle Forze armate di Pyongyang.

La pressione internazionale sul regime nordcoreano ha raggiunto l'unanimità con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per un embargo con l'obiettivo di impedire esportazioni per un miliardo di dollari. L'unanimità è un fatto nuovo perché la , alleato e spesso negoziatore per la Corea del Nord, ha votato la risoluzione voluta da Washington che vuole l'apertura di negoziati sul programma missilistico e nucleare.
È possibile che in questo caso abbia pesato il peggioramento dei rapporti tra Cina e Usa, «nei giorni precedenti alla risoluzione dell'Onu, infatti, le cose tra le due mega potenze mondiali non si erano messe molto bene: il segretario di Stato Rex Tillerson aveva parlato proprio di un “conflitto aperto” in termini commerciali, e ormai inevitabile. Secondo Washington le lobby americane spingerebbero per decisioni americane finalmente contrarie alla gestione cinese delle sue modalità commerciali» [5].
Del resto Pechino vuole mantenere un ruolo di primo piano in questo conflitto tenendo ben salda la posizione nell'area a lei fondamentale vista la forte presenza americana.

I margini di trattativa restano complicati anche per l'assenza di mediatori istituzionali, a partire dall'ONU, e non che abbiano la forza di imporsi ai complicati e potenti interessi delle nazioni in gioco. «La mancanza d'intesa tra le grandi potenze di oggi – ovvero Stati Uniti, Cina, Russia e, a malapena, gli stati europei come singoli o come collettività – paralizza ogni possibilità di gestire le istituzioni di governo internazionali in modo collegiale, coerente e pacifico. È questo a trasformare in incubo l'odierna crisi coreana, che oppone tra loro due stati legittimi sul piano internazionale, e non degli stati a dei movimenti che esulano dal quadro giuridico mondiale come le guerriglie o i gruppi jihadisti. La chiave di una mediazione risiede nella fiducia: quale intermediario può pretendere di avere al contempo la fiducia del leader nordcoreano e del presidente degli Stati Uniti? La Cina è quella che più si avvicina alla cosa, ma i suoi interessi di potenza emergente e l'ambizione la rendono un'intermediaria che non garantisce la necessaria neutralità. l'ha già respinta, forse solo temporaneamente» [6].
Pasquale Esposito

 

[1] “«Il n'y aura pas de guerre», dit le président sud-coréen»“, http://www.lemonde.fr/asie-pacifique/article/2017/08/17/il-n-y-aura-pas-de-guerre-dit-le-president-sud-coreen_5173143_3216.html, 17 agosto 2017
[2] Tommaso Canetta, “Corea del Nord, Kim Jong Un non è pazzo (e sta mettendo nel sacco Usa e Cina)”, http://www.linkiesta.it/it/article/2017/08/11/corea-del-nord-kim-jong-un-non-e-pazzo-e-sta-mettendo-nel-sacco-usa-e-/35191/, 11 Agosto 2017
[3] “Nord Corea, Kim studia il piano per colpire Guam: «Valuterò le mosse degli Usa»”, http://www.corriere.it/esteri/17_agosto_15/nord-corea-kim-allerta-l-esercito-pronti-all-attacco-qualsiasi-momento-b454974c-8158-11e7-a91b-263e95546556.shtml, 15 agosto 2017
[4] Martine Bulard, “Donald Trump et Kim Jong-un se renvoient la bombe”, http://blog.mondediplo.net/2017-08-10-Donald-Trump-et-Kim-Jong-un-se-renvoient-la-bombe, 10 agosto 2017
[5] Simone Pieranni, “Perché la Cina ha votato a favore delle sanzioni contro la Corea del Nord”, http://eastwest.eu/it/opinioni/sogno-cinese/perche-la-cina-ha-votato-a-favore-delle-sanzioni-contro-la-corea-del-nord, 8 agosto 2017
[6] Pierre Haski, “Per la crisi con la Corea del Nord è urgente trovare un mediatore”, traduzione di Federico Ferrone https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2017/08/16/corea-del-nord-mediazione, 16 agosto 2017

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