USA. Elezioni di midterm: Repubblicani e Trump al di sotto delle attese

Congresso USA Trump
history 7 minuti di lettura

Il Presidente Joe Biden e i Democratici possono tirare un sospiro di sollievo per come stanno andando gli scrutini per le elezioni di midterm. Alla vigilia i Repubblicani si attendevano un’ondata che avrebbe travolto il Presidente. Non è andata così e per chiarire quanto siano per loro deludenti i risultati basta guardare a cosa era successo ad esempio nel 1994 quando alla Camera – contro il presidente Bill Clinton – i seggi guadagnati erano stati 54 o nel 2010 quando contro Barack Obama furono addirittura 63. Eppure come scrive Lisa Lerer sul New York Times le “condizioni c’erano tutte” dalla peggiore inflazione degli ultimi ottant’anni ad un Presidente molto poco amato. Secondo la stessa Lerer siamo punto e a capo.

l’America esce dalle elezioni di midterm così come è entrata: un paese ferocemente diviso che rimane ancorato in una gamma ristretta dello spettro politico, abbastanza scontento del presidente Biden da scegliere poteri divisi ma non disposto a rivolgersi completamente alla politica divisiva e guidata dal risentimento promosso da l’ex presidente Donald J. Trump” [1].

E quindi per dirla con le parole di John Nichols su The Nation

Mentre i risultati delle elezioni di medio termine renderanno il governo più difficile per il presidente Joe Biden, è improbabile che facciano deragliare l’amministrazione di Biden così completamente come le battute d’arresto di medio termine hanno fatto le presidenze dei democratici Bill Clinton e Barack Obama” [2].

Le  elezioni di midterm hanno una valenza estesa e profonda perché si è votato a livello federale per tutti i 435 seggi della Camera dei rappresentanti e per un terzo di quelli al Senato e cioè 35; a livello dei singoli stati si è votato per 88 delle 99 camere legislative e per 36 seggi governatoriali. Inoltre al seggio in alcuni stati si è votato per dei referendum su leggi statale e per eleggere dei funzionari pubblici come quelli dei 27 Segretari di Stato che in diversi casi hanno la responsabilità di controllare e certificare le elezioni stesse e furono alcuni di loro, anche repubblicani, ad opporsi al ribaltamento del voto chiesto da Trump e dai sui collaboratori. È nella storia degli Stati Uniti pratiche atte ad ostacolare il voto soprattutto alle minoranze,  fin dall’abolizione formale della schiavitù. Come ci ricorda su il Manifesto Luca Celada,

in molti stati ad amministrazione repubblicana sono così state introdotte misure di soppressione del voto avversario. Uno studio della Leadership Conference on Civil Rights ha rilevato nel solo Texas, uno stato col 39% di popolazione ispanica e 12% di neri, la chiusura di 750 seggi, concentrata in collegi a maggioranza democratica. Un’operazione analoga è stata intrapresa in Georgia, uno stato determinate per il controllo del Senato” [3].

Per quanto riguarda i referendum si sono registrate vittorie importanti sul diritto all’aborto. Ad esempio in Michigan una votazione ha dato il consenso ad un’iniziativa di votazione per sancire il diritto all’aborto nella costituzione dello Stato dove tra l’altro è stato rieletto come governatore il democratico Gretchen Whitmer sostenitore egli stesso del diritto all’aborto. La vittoria più significativa su questo fronte arriva da uno stato repubblicano, il Kentucky dove un emendamento antiabortista è stato respinto. I repubblicani della Carolina del Nord non sono riusciti a ottenere una maggioranza qualificata e questo non gli consentirà di superare il veto del governatore democratico [4].
Tra i referendum della giornata elettorale dell’8 novembre devono  essere ricordati quelli sulla schiavitù negli stati dell’Alabama, Louisiana, Oregon, Tennessee e Vermont cioè – come spiega su il Manifesto – “tesi cioè a rimuovere dalle costituzioni statali il linguaggio che consente la sopravvivenza della schiavitù come punizione per i carcerati, stabilendo un deroga alla «clausola d’eccezione» contenuta nel 13esimo emendamento che 157 anni fa ha liberato gli schiavi: «A eccezione che per la punizione di un crimine»” [5]. Al momento in Alabama, Tennessee e Vermont il referendum è stato vinto dai fautori dell’abolizione; in Oregon si è in attesa e in Louisiana gli elettori  hanno respinto la richiesta di vietare le servitù come punizione per un crimine.

I risultati definitivi sulle elezioni di midterm che includono tutti gli stati ritardano e potrebbero arrivare anche fra qualche settimana per un vetusto, quanto variegato, meccanismo di voto nei vari stati, e soprattutto perché in Georgia, Stato decisivo per il controllo del Senato, si profila un ballottaggio – da tenere il 6 dicembre – tra i candidati Raphael Warnock (D) al 49,4% e Herschel Walker (R) al 48,5%. Al momento in cui scriviamo i Repubblicani sono certi di conquistare la Camera e al Senato c’è una situazione di parità, 48 a 48 e che potrebbe portare anche ad  una maggioranza ai Democratici.

Se si esclude la grande vittoria del governatore della Florida Ron DeSantis diversi candidati trumpiani sono stati bloccati. È il caso del ribaltamento in Pennsylvania dove il seggio è passato da l Partito repubblicano a quello democratico perché a prevalere è stato il democratico John Fetterman politicamente  pro-Bernie Sanders, pro-LGBT, pro-aborto, pro-cannabis, ma anche pro-armi e pro-gas di scisto che ha sconfitto il trumpiano, medico di origine turca, Mehmet Oz che ha incentrato la sua campagna elettorale incentrata sull’inflazione e sulla sicurezza. Candidati sostenuti da Trump hanno perso anche in Wisconsin e Michigan; indietro negli scrutini anche in Arizona sia per il seggio al Senato che per la carica di governatore.

La veterana stratega repubblicana Alice Stewart questa mattina commentando le elezioni ha detto che “il coinvolgimento di Trump ha allontanato molti elettori repubblicani” [6].
Non che siano scomparsi i trumpiani doc, quelli del Make America Great Again (MAGA) e non saranno pochi alla Camera. Al Senato meno anche se arriva vittorioso dallo Utah Mike Lee i cui messaggi all’ex capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows chiarivano “il lavoro che stava facendo per cercare di aiutare Trump a ribaltare i risultati legittimi delle elezioni presidenziali del 2020” [7]. Mentre nel Texas  è rieletto governatore un altro trumpiano, Greg Abbott che ha sconfitto il  democratico Beto O’Rourke.

Per Trump nemmeno la vittoria del governatore della Florida Ron DeSantis potrebbe non essere una buona notizia perché come pensano alcuni analisti il suo successo potrebbe dargli quella spinta ad affrontare alle primarie repubblicane Trump che quasi certamente annuncerà la sua candidatura – nonostante sia sotto indagine per reati gravissimi come quello per l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021- per la nomination alla Casa Bianca.
Pasquale Esposito

 

[1] Lisa Lerer, How a G.O.P. Wave Became a Ripple, 9 novembre 2022
[2] John Nichols, Red Tsunami? More Like a Red Ripple, 9 novembre 2022
[3] Luca Celada, America oggi: il voto è un diritto, ma solo dei bianchi di destra, 9 novembre 2022
[4] Rachel Roubein e McKenzie Beard, It was a pretty good Election Day for abortion rights, 9 novembre 2022
[5] Giovanna Branca, Si vota contro la schiavitù oltre 150 anni dopo Lincoln, 9 novembre 2022
[6] John Nichols, ibidem
[7] Stephanie Mencimer, Utah Sen. Mike Lee Betrayed the Constitution and Won Reelection, 9 novembre 2022

canale telegram Segui il canale TELEGRAM

-----------------------------

Newsletter Iscriviti alla newsletter

-----------------------------

Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie

In this article