USA: l’economia del debito dei poveri e degli studenti

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USA Stati Uniti bandieradi Pasquale Esposito

lunedì, 28 settembre 2015
Se provate a fare una ricerca sul web usando “check casher vi troverete immediatamente di fronte alla mappa della distribuzione di questi sportelli. Una sorta di “street finance”, parafrasando il fenomeno sempre più dirompente del cibo di strada. E poi trovate il sito https://web.archive.org/web/20230127023103/https://www.checkcashingusa.com/, dove il visual dei potenziali debitori è quello delle “minoranze etniche” (3 su 4) e quello che fanno lo spiegano in tre righe: “Come consolidata istituzione finanziaria stabilita, offriamo ai clienti soluzioni di cassa a breve termine, con un ottimo servizio clienti, conveniente e con sedi di quartiere. Con molte sedi aperte 24 ore per soddisfare le vostre esigenze, Check Cashing USA™ è qui per te quando hai velocemente bisogno di contanti”.

Un altro fenomeno finanziario che consolida il modello economico degli Stati Uniti fortemente dipendente dal credito per qualsiasi bisogno, dai consumi più voluttuari, alle spese mediche, alle spese er lo studio. In quest'ultimo caso il fenomeno è di proporzioni inusitate tanto da far pensare che possa essere la scintilla per una nuova crisi finanziaria come quella dei subprime, dalla quale ancora non ci siamo risollevati. Questo è oramai arrivato ad oltre 1.300 miliardi di dollari, più della metà del debito pubblico italiano e gli , come vengono chiamati, rappresentano il 10% di tutto il debito privato contratto e il 6% di tutto il debito pubblico degli USA. E oltre l'11% sono crediti in sofferenza: basta fare un banale calcolo e siamo a circa 150 miliardi di dollari a cui bisognerebbe far fronte.
E così la rivista Forbes «con una sempre maggiore importanza attribuita istruzione nei college per tutti, con l'aumento dei costi di un sistema già costoso, e sottoccupazione dei laureati in misura dilagante, il è un problema che paralizzerà le possibilità economiche e il successo a venire» [1].

Andrew Ross in “Creditocrazia e rifiuto del debito illegittimo” (ombre corte, 2015), come scrive Andrea Fumagalli, «analizza il rapporto debito-credito come nuovo strumento e dispositivo centrale nel processo di governance neoliberista (quindi di sfruttamento) […] sottolinea come la condizione debitoria non rappresenti un fine in sé per perpetuare il dominio dell'uomo sull'uomo ma piuttosto uno strumento per consentire una maggior dipendenza del lavoro dal capitale all'interno del processo di valorizzazione contemporaneo. In una fase dove sempre più la contrattazione individuale diventa il perno della regolazione dei rapporti sociali, l'accesso a molti servizi di prima necessità comporta inevitabilmente un processo di indebitamento, che tende ad ampliarsi tanto più procede il processo di smantellamento, finanziarizzazione e privatizzazione del sistema di welfare» [2].

Torniamo ai crediti a breve scadenza che oramai formano un'industria gigantesca per le quantità e per la diversità dei “servizi” forniti. I , (prestatori rapaci) di fatto hanno fatto generare alle loro aziende 46 miliardi di dollari di profitti nel 2014 ed è un settore destinato a crescere. Non fosse altro perché il numero di persone che possono trovarsi in difficoltà per una banale spesa imprevista o per poter avere un minimo di prestazioni sociali cresce ancora.
«Il prodotto finanziario più distruttivo, vietato nello stato di New York ma legale in California, è il payday loan, o “prestito sul salario”, un prestito a brevissimo termine (al massimo quindici giorni) che viene rimborsato il giorno dello stipendio con interessi elevati. Un cliente può ottenere un prestito di 300 dollari e ne rimborsa 346 il giorno in cui riscuote il salario» [3].
Il meccanismo avviene dando in garanzia assegno post datato al giorno della paga.

La campagna Stop the debt trap ha dimostrato come gli impiegati addetti al prestito vendono istruiti affinché il “business model” funzioni e produca profitti incanalando il creditore in un circolo vizioso che allontana nel tempo, grazie a continui rinnovi, il rimborso del debito. Gli studi hanno dimostrato che i mutuatari di questo genere di finanziamenti diventano più facilemte soggetti poi a non pagare il saldo della carta di credito, delle fatture mediche, e via discorrendo per arrivare fino al fallimento.

Naturalmente sono le persone che vivono in condizioni precarie a rientrare più facilmente in questi meccanismi e siccome fino ad ora le istituzioni creditizie tradizionali non si sono interessate a chi non ha garanzie o non dispongono di accettabile «così i cash cashier hanno sostituito le banche nei quartieri , fondando il loro modello economico su un servizio di prossimità, sulla diversificazione dei servizi(vendita di carte SIM prepagate, lotto,…) e su una percentuale riscossa per ogni transazione» [5].

Il credit score è da un paio di decenni che ha assunto una sempre maggiore rilevanza in concomitanza con la finanziarizzazione dell'economia e la precarietà sempre più diffusa dei lavori e dei salari ad essi collegati. Il credit score serve a dare un valore di credito al richiedente. Negli USA sono tre le agenzie che raccolgono dati e che comunicano agli enti eroganti. «Per dare un ordine di grandezza circa il livello ed i sistemi raggiunti dalle suddette Agencies, Equifax [una delle tre, ndr] è attiva in 20 paesi del mondo, produce credit score per 600 milioni di soggetti e genera 150 miliardi di informazioni al mese destinate ad aggiornare i credit score. Queste tre agenzie producono rating rappresentabili nella medesima scala di valore denominata FICO Score (FICO è una società privata fondata nel 1956), […] Fra le molte informazioni assunte per calcolare il FICO score le principali [ci sono] la storia dei pagamenti, soprattutto la puntualità dei pagamenti, anche se un pagamento in ritardo della carta di credito, oppure dei retail accounts (forme di credito prestato dai negozi usualmente frequentati) […]  Informazioni che riguardano condanne, procedure esecutive o foreclosure, azioni civili o penali, pesano molto sullo score; per es. notizie di bankruptcies rimangono registrate per dieci anni. Inoltre viene registrato l'ammontare complessivo del credito (di qualsiasi natura) già erogato o linee di credito disponibili; […] »[6].  Si tratta anche di un controllo totale della persona.
Mi sembra evidente che le il passaggio da cittadini a consumatori/debitori è in uno stato avanzato. In una società basata sul credito, megliosul debito,  questo è tanto più vero se pensiamo che una persona può trovarsi in una condizione di emarginazione quando diventa credit invisible, invisibile. Secondo il Consumer Financial Protection Bureau il 30% della popolazione dei quartieri poveri non ha accesso al credito e ovviamente colpisce in maniera più pesante i neri e gli ispanici.
La crisi, la disoccupazione, i lavori precari e i salari più bassi insieme ad una deregolamentazione delle leggi sull'usura rendono questa realtà esplosiva con un sempre maggior numero di persone ai margini di una vita minimamente accettabile.

La sempre più ampia diffusione dei crediti a breve tempo sono anche un altro esempio di quanto “costi essere poveri parafrasando il titolo di un articolo del Wahington Post. Non è solo il credito ad essere più costoso per i meno abbienti, ma molti servizi come per esempio un‘assicurazione auto per la quale la società considera più certe caratteristiche socio-economiche che la bontà della guida. E poi tutte le difficoltà che un povero deve affrontare: grandi spostamenti per lavorare, i tempi di attesa per ottenere un servizio, qualità inferiore e via discorrendo. Se come capita per sopravvivere, si ha più di un lavoro e sedi distanti tra loro non ci si riposa mai e non avendo soldi sufficienti non ci si può ammalare e così se qualcosa non si incastra…
Pasquale Esposito

[1] La frase è citata in Danilo DT, “Debito studentesco: ecco perché sono i nuovi subprime”, http://intermarketandmore.finanza.com, 27 marzo 2015. Nello stesso articolo sono riportati i dati finanziari citati la cui fonte è Federal Reserve Bank of New York.
[2] Andrea Fumagalli, “Il ricatto del debito”, www.alfabeta2.it, 26 aprile 2015
[3] Maxime Robin, “Stati uniti, l'arte di ricattare i poveri“, le Monde diplomatique / il Manifesto, settembre 2015, pag. 4
[4] Per maggiori dettagli potete consultare il sito www.stopthedebttrap.org
[5] Maxime Robin, ibidem
[6] Alberto Lupoi, “Circolazione e contrabbando del rischio nei subprime loan”, www.dirittobancario.it, luglio 2015

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