
Dopo Sofocle molte sono state le riscritture che hanno interpretato il mito di Edipo. Da John Dryden e Nathaniel Lee a Hugo von Hoffmasthall da Thomas Mann a Jean Cocteau, un filo narrativo lungo duemila anni ha cucito insieme tutte queste versioni fino alla rappresentazione teatrale originale e drammatica che ne danno Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.
La sala dove i due registi hanno scelto di rappresentare Verso Tebe Variazioni su Edipo è un emiciclo dove gli spettatori si guardano gli uni con gli altri, spettatori di se stessi oltre che di quello che si svolge al centro.
Gli interpreti sono vestiti da orchestranti che dai leggii traggono fogli con i testi dei loro ruoli e nei cui abiti predomina il nero così come nella scenografia.

Uomini scalzi che camminano su abiti di orchestrali identici a quelli indossati che ricoprono il pavimento della scena, segno che tanti attori/orchestrali si sono avvicendati in due millenni e che la tragedia umana rappresentata sopravviverà a noi presenti così come è sopravvissuta a loro.
La tragedia sembra lontana dalle nostre quotidianità patinate, dal benessere, dal disincanto ironico per ciò che è fuori dai nostri confini, ma se abbandoniamo per un attimo la “confort zone” ecco echeggiare l'antico quesito umano: quanto il nostro destino è nelle nostre mani, quanto siamo in grado di governarlo e quanto invece il destino sarà in grado di affermare sé stesso prendendosi gioco dei nostri sforzi e del nostro coraggio?
Anche se a Laio, re di Tebe e marito di Giocasta è svelato il futuro e anche se questi è disposto a compiere l'estremo sacrificio di far uccidere il figlio il destino troverà comunque la strada per compiersi.
Come nella Samarcanda di Vecchioni dove il soldato incontra e riconosce la morte e da lei fugge in groppa ad un cavallo per poi ritrovarla nella città di Samarcanda, le vicende di Edipo compiranno una traiettoria ellittica che lo porterà ad adempiere involontariamente il suo destino: adottato dai sovrani di Corinto uccide il suo vero padre Laio in strada in seguito ad un alterco e si rifugia a Tebe dove sposa Giocasta non sapendo che è la sua vera madre.
Anni dopo quando il regno è preda della sventura Creonte, fratello di Giocasta interroga l'oracolo portando in città funeste notizie: “l'assassino del precedente re vive tra le mura di Tebe”, Edipo chiede a Tiresia il vecchio indovino cieco di svelargli il nome dell'assassino del re Laio.
Edipo apprende quindi che le profezie alle quali credeva di essersi sottratto si sono compiute nonostante i suoi sforzi.
Saputo che Giocasta è sua madre non gli resta che espiare il suo peccato commesso anche se non voluto strappandosi gli occhi dalle orbite mentre Giocasta si toglierà la vita nel talamo “dove con un marito ho avuto un marito e dove con un figlio ho avuto figli”.
Bruni e Frongia ci trasmettono con questa loro rilettura di Edipo tutta la loro inquietudine; se non basta il coraggio di cercare la verità e la conoscenza a tutti i costi andando oltre le nostre certezze se non basta fare del nostro meglio per forgiare la nostra vita e se alla resa dei conti ci troveremo esattamente li dove dovevamo essere a cosa valgono i nostri sforzi?
Adelaide Cacace
Teatro Elfo – Milano
fino al 1 marzo 2020
Verso Tebe. Variazioni su Edipo
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Edoardo Barbone, Ferdinando Bruni, Mauro Lamantia, Valentino Mannias
Produzione Teatro Elfo
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