
È trascorsa solo una settimana dal 25 novembre, giorno in cui si celebra la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Ormai, di giornate commemorative ce n’è una ogni giorno.
La giornata per ricordare le vittime dei naufragi, quella dedicata alle vittime di mafia o quella dedicata alle vittime di terrorismo, quella dedicata alle vittime di pedofilia.
Da una ricerca fatta, risultano101 giornate mondiali di “commemorazioni” Che pena!
Funziona più o meno come la ricorrenza del giorno dei morti. È d’obbligo andare tutti al cimitero a far visita ai propri cari, che è giusto, salvo poi scordarsene fino al successivo due novembre.
È trascorsa una settimana e sono morte altre donne per mano si chi diceva di amarle e nessuno si indigna più. Il giorno del ricordo, non si è parlato d’altro, post scritti sui social corredati da immagini e canzoni da parte di chiunque. Giornali e programmi televisivi con ospitate importanti, tutti a parlare e a testimoniare il dolore e l’indignazione per queste morti. E a distanza di una settimana non se ne parla più.
Il 25 Novembre, tutti, ma proprio tutti, a strapparci le vesti e i capelli per le povere donne vittime di femminicidio, donne abusate, vessate, umiliate in famiglia e sul posto di lavoro e da qualunque coglione che abbia il dono della parola ma ahimè, risultano non pervenuti i doni dell’intelligenza, della fantasia, della bellezza e dell’empatia con il genero umano.
Uomini (?) orgogliosi solo del proprio basso ventre.
Dalla comoda postazione del nostro divano abbiamo dato libero sfogo al nostro buonismo. E domani?
Vorrei, sommessamente ma non troppo, ricordare che:
Noi moriamo ogni giorno.
Ogni giorno i nostri mariti, i nostri compagni, i nostri padri ci uccidono.
Moriamo ogni volta che ci disprezzano, ogni volta che ci denigrano, ogni volta che ci ignorano.
Moriamo ogni volta che uccidono la nostra bellezza, la nostra intelligenza, la nostra sensibilità, non solo quando ci uccidono fisicamente.
Noi moriamo ogni giorno e da questa colpa non potrete mai essere assolti.
La giornata del ricordo, può lavare le vostre coscienze, e se possibile, aggrava la vostra colpa quando ricominciate a parlare di altro e cancellate quella giornata dalla vostra mente e dai vostri cuori affranti. Se non siete al nostro fianco ogni giorno anche fisicamente nella lotta contro ogni sopruso, ogni violenza perpetrata nei nostri confronti, fateci un favore: tacete!
Non fate finta di essere indignati per la violenza, non fate finta di sentirvi a disagio per appartenere al genere maschile. È solo ipocrisia.
Le madri, le figlie, le spose, ogni giorno vengono abusate, offese nel corpo e nell’anima, seviziate e uccise nei lager libici, e noi tutti lasciamo che ciò accada.
Dov’è il nostro sdegno? Di che colore è il nostro dolore professato? Che colore ha la nostra rabbia?
Dovremmo alzare gli scudi, lividi di rabbia e indignazione, contro ogni governo che continua a fare accordi con i criminali libici e a finanziarli per evitare le partenze dei profughi. Dovremmo alzare gli scudi e impedire tutti i giorni e con qualunque mezzo necessario, a chiunque di parlare di immigrazione clandestina. Ricordare a costoro che il mondo non ha confini e che nessuno è straniero.
Tutti i santi giorni ci sono bambini vittime di pedofilia, tutti i giorni ci sono vittime di terrorismo.
Indigniamoci ogni giorni e non solo a parole.
Le giornate commemorative servono e prendono sostanza solo se e quando la nostra indifferenza smette di esistere.
Alle donne, inoltre, vorrei ricordare che siamo anche madri, che siamo noi che educhiamo i nostri figli. Ricordiamoci di educare i nostri figli maschi al rispetto per se stessi e per le donne che man mano che cresceranno faranno parte della loro vita a vario titolo. Insegniamo loro che le donne non si toccano neanche con un fiore. Insegniamo loro che può accadere che un donna non ricambi il loro interesse e non devono farne un dramma, non è lesa maestà, capiterà che altre donne si innamoreranno di loro.
Insegniamo loro a non chiudersi nel silenzio ignorando le loro compagne, anche quella è violenza. Insegniamogli che il mondo non gira intorno a loro ma che loro girano col mondo, nel mondo.
Insegniamo alle nostre figlie il valore di essere donne. Insegniamo loro ad amarsi, perché sono bellissime con tutti i loro pregi e difetti. Educhiamole ad essere libere e indipendenti. Educhiamole a valorizzare la loro bellezza senza essere spocchiose, a non accontentarsi di un uomo qualunque per paura di restare da sole, ma di cercare l’uomo giusto, colui che ami soprattutto la loro libertà e la loro indipendenza. Insegniamo loro ad essere “streghe”, il mondo falso e perbenista potrà bruciarle sul rogo ma a loro non importerà perché saranno donne libere e scevre da ogni condizionamento. Saranno poesia.
Donne, amiche, compagne, torniamo ad essere “streghe ribelli” anche noi e riprendiamoci le nostre vite con ogni mezzo necessario.
Angela Di Leo
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