
Cosmic Egg arriva dopo quattro anni dall'esordio omonimo. Ma siamo di fronte ad una formazione rivoluzionata per l'addio, dall'agosto 2008, di Chris Ross (basso e tastiere) e Myles Heskett (batteria). Non solo ma i Wolfmother sono diventati quattro. Andrew Stockdale, ottenuto il permesso per l'uso del nome, ha voluto con sé Dave Atkins alla batteria, Aidan Nemeth alla chitarra e Ian Peres al basso.
Il disco è prodotto e mixato da Alan Moulder – tra gli altri con Nine Inch Nails e Smashing Pumpkins – insieme al quale ha deciso che l'incisione vera e propria avvenisse negli studi di Los Angeles dove si respira analogico e lo spirito di gruppi che hanno fatto la storia del rock [1].
volevo catturare un certo tipo di groove, ed innestare su di esso dei testi che realmente funzionassero nel contesto>>. Testi che rispetto al passato sono più vicini al vissuto dell'autore che comunque ha voluto dare ad esse una dimensione visiva, cinematografica di porta sull'immaginazione [2].
Una scelta che si osserva anche quando si vedono le immagini che accompagnano il cd: uova gigantesche sospese in paesaggi di luoghi isolati e osservate da piccole figure. Una rappresentazione che poco si accosta all'iconografia di un genere musicale tutto sesso droga e rock'n'roll.
Non so se andranno lontano ma intanto mi tengo stretto quest'album>> era quanto scriveva Bertoncelli [3] a proposito del loro primo disco e penso che, in generale, il dubbio su un futuro radioso sia ricorrente nelle recensioni su Cosmic Egg.
Per quello che contano le medie, l'espressione numerica delle recensioni della critica anglosassone su metacritic.com è poco oltre la sufficienza. Si passa da un eccellente quotazione del sito A.V. Club alla stroncatura totale di New Musical Express che scrive apertamente di uovo marcio [4].
Dato il genere – hard rock anni settanta – e la conseguente impossibilità di andare oltre, Ruggeri si attendeva, per smuovere la passione, semplicemente qualcosa in più dai Wolfmother che restano una signora band. Hanno dato alle stampe comunque un buon disco ma forse è il caso di attendere il prossimo per dare consistenza al loro folgorante inizio [5].
più selvaggio, sanguigno e folleproblematico>> degli AC DC. Le citazioni sono per Sundial dove si ode una chitarra stile Tony Iommi e In The Castlepicchi incredibili>> [6].
più estroversi come l'astuto groove da danza mediorientale nel ritornello di New Moon Rising, le power ballad di prammatica come Far Away …e In The Morning (agrodolce e vagamente beatlesiana nelle armonie vocali, come dire: non fidarti di qualsiasi cosa nata dopo il 1973)>>. L'esecuzione resta appassionata e di buona fattura [7].
Una passeggiata fra i sentieri dei nostri ricordi>> sembra essere l'aspetto positivo di questo disco che anche secondo Minutolo è ripetitivo ed appiattito sulle linee sonore dei vari Led Zeppelin, Black Sabbath, AC DC senza appunto aggiungere nulla di nuovo. E' così che ad esempio New Moon Rising è <<il perfetto connubio fra Ac/Dc e Deep Purple>> o In The Morning la <<classica ballata rock dalla formula ormai fin troppo usata ed abusata>>. Si salvano per qualche sprazzo di novità Cosmic Egg <<un hard blues in levare secco e trascinante>> e Far Away <<cucita di tutto punto ed intarsiata di melodie fresche e leggere>> [8].
Anche se la recensione di Dimauro è positiva il tema già sentito è dominante. Un già sentito che a tratti sconfina nell'autocitazione come in In the Castle o in New Moon Rising che si <<snoda>> tra le precedenti Woman e Joker and the Thief. Nonostante tutto però troverà un buon numero di appassionati perché <<come una donna da bordello, sa toccare i punti giusti>> [9]. Non vi curate di noi e ascoltate.
Ciro Ardiglione
genere: hard rock
Wolfmother
Cosmic Egg
etichetta: Modular Records
data di pubblicazione: ottobre 2009
brani: 12
cd: singolo
[1] E' quanto dichiara Stockdale in Stefano Cerati, “La seconda luna”, Rumore, novembre 2009, pag. 28.
[2] ibidem, pag. 26
[3] Franco “lys” Di Mauro, Rumore, novembre 2009, pag. 28
[4] Riccardo Bertoncelli, Linus, aprile 2006
[5] Marco Ruggeri, Rockerilla, 15 novembre 15 dicembre 2009, pag.55
[6] Rob Sheffield, Rolling Stone, dicembre 2009, pag. 128
[7] Luke Turner, www.nme.com, 26 ottobre 2009
[8] Simone Coacci, www.ondarock.it, 24 ottobre 2009
[9] Luca Minutolo, www.storiadellamusica.it, novembre 2009
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